Il primo dei due giorni che, alla Reggia di Caserta, tra venerdi’ e sabato scorso, l’Ais, nazionale e campana, ha dedicato alla sommelierie internazionale e a coloro che semplicemente amano il vino, si è concluso con il Seminario “Che tempo fa sui vini del sud”, tenuto Giovanni Ascione.
Ero sin dal primo pomeriggio con gli amici e colleghi di Chronica di Roma, tra lo spettacolare porticato della Versailles voluta da Re Carlo di Borbone e il primo piano, a degustare i vini di Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia, Spagna, Portogallo, Marocco, Tunisia, Algeria, Libia, Egitto, Grecia, Cipro, Malta, Israele, Sud Africa, California, Cile, Brasile, Argentina, India, Australia e Nuova Zelanda. Il vento era gelido e i sommelier erano impegnati nella sfida di tenere alla giusta temperatura il vino nei grandi ambienti del Palazzo.
Giunta alla Campania avevo scelto un viaggio tranquillo nel Fiano e, accogliendo di volta in volta i suggerimenti dei bravi e simpatici sommelier presenti, avevo passato in rassegna i vini di: Colli di Lapio, Vadiaperti, Feudi di San Gregorio, per la parte irpina, e di Maffini e De Conciliis per quella cilentana, oltre un blend di Oppida Aminea per il Sannio.
Soddisfatta avevo deciso di seguire l’incontro delle 17,00 alla sala Giunone con Terenzio Medri e Franco Maria Ricci della Worldwide Sommelier Association. Anche quello interessante.
Mi sentivo appagata e un pò stanca, ma mi attendeva solo il seminario di Ascione con al degustazione di cinque campioni a sorpresa. Ed ecco lo sprint finale della giornata: quaranta minuti di una rinvigorente serrata arringa che ha inchiodato tutti sulle poltroncine, un incontro entusiasmante che mi ha dato il senso più concreto delle punte di eccellenza che la sommelierie campana raggiunge con naturale e discreta eleganza.
Ne faccio il racconto per l’Ais Napoli (vai) su invito del delegato Tommaso Luongo, che ringrazio per l’ospitalità.
Non è un Pesce d’aprile: c’è anche il mio visino pubblicato con l’articolo.
Foto: Monica Piscitelli