Ripartire, anche in Campania, dalla conoscenza dei terreni, dei microclimi, della vite, e delle loro relazioni, per approcciare, in maniera scientifica, alla vigna e al vino è non solo utile, ma necessario a fornire a ciascun operatore della moderna vitienologia regionale gli strumenti per il corretto approccio ai problemi di programmazione e gestione del proprio lavoro di vendemmia in vendemmia. Questo il messaggio che Assoenologi Campania ha lanciato ieri nel corso del seminario svoltosi all’Hotel Belsito di Manocalzati (Avellino) con gli interventi dei prestigiosi enologi, pedologi, docenti universitari ed esperti che si sono alternati al tavolo dei relatori.
Studiare la composizione e l’enorme varietà dei suoli e dei territori, come hanno da sempre brillantemente fatto i colleghi d’Oltralpe con indubbi vantaggi anche in termini di marketing, innalzare la qualità dei vini intervenendo in vigna al fine di produrre un’uva di qualità superiore, orientare maggiormente alla tutela dell’ambiente e del paesaggio la produzione, sono esigenze fortemente avvertite dai produttori della regione alle quali “Vigne e Territori” – ideata e promossa dalla sezione Campania di Assoenologi, in collaborazione con Bayer CropScience, Consorzio Di Pietro e Consorzio Simonetti – ha dato alcune risposte.
Dopo i saluti di Roberto Di Meo, presidente dell’Associazione che riunisce Enologi ed Enotecnici Italiani, hanno approfondito il tema della giornata Luigi Moio, professore ordinario di Enologia al Dipartimento di Scienze degli Alimenti dell’Università degli Studi di Napoli Federico II; Fabio Terribile, professore ordinario di pedologia presso l’Università degli studi di Napoli Federico II; Duilio Porro, ricercatore presso la Fondazione Edmund Mach San Michele all’ Adige e Matteo Gatti, ricercatore presso l’Istituto di frutti – viticoltura dell’Università degli studi del Sacro Cuore di Piacenza.
“Siamo soddisfatti per il successo di questo nostro secondo convegno” – afferma Il presidente di Assoenologi Campania Roberto Di Meo. “Ringrazio – continua – tutti i partecipanti ed in modo particolare tutti i consiglieri di assoenologi Campania che si stanno impegnado per la riuscita delle nostre attivita’ formative,nonche’ per la crescita della nostra associazione , ma ringrazio in modo particolare il vice-presidente Massimo Di Renzo e il segretario Gerardo Vernazzaro senza i quali sarebbe stato difficile implementare questi convegni in enologia e in viticoltura. riteniamo che la qualita’ media dei vini prodotti in Campania sia migliorata tanto in questi ultimi dieci anni, ma per perseguire l’eccellenza e’ necessario approcciare alla conoscenza dei nostri suoli e puntare ad una viticoltura altamente specializzata, di precisione ed a basso impatto”.
Nella sua relazione introduttiva dei lavori, Luigi Moio ha sottolineto l’importanza di orientare la cura della vigna e tutti i processi della cantina innanzitutto alla realizzazione dell’esatta idea di vino che si vuol realizzare e ha evidenziato come, oltre il concetto di viticoltura sostenibile, sia indispensabile che la comunità scientifica accolga quella di “enologia sostenibile”, mozione sulla quale prevede un suo intervento la prossima settima in Portogallo alla riunione dell’OIV (Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino), presso la quale è Presidente del Gruppo di esperti di Tecnologia del vino. Il Professor Fabio Terribile – che ha presentato in anteprima nazionale alcuni dei risultati di un progetto sperimentale di ricerca internazionale per la mappatura e interrogazione telematica del territorio della Valle Telesina – ha ricordato come molto del potenziale sottovalutato del settore vitivinicolo campano risieda nella diversità dei suoi territori e, in particolare, nella diversità dei suoli, aspetti questi, che vanno indagati, monitorati e amministrati per consentire la virtuosa coesistenza tra la conservazione del paesaggio e la produzione di reddito.Duilio Porro ha evidenziato come, sebbene poco diffuso, il ricorso alla tecnica dell’ analisi fogliare sia estremamente utile nella diagnosi delle carenze, nella valutazione del livello nutrizionale del vigneto, nella razionalizzazione delle concimazioni oltre che, indirettamente, nella stima della fertilità del terreno.
Infine nell’approfondire il tema della potatura verde, Matteo Gatti ha evidenziato come essa risulti un valido strumento colturale non solo per migliorare l’efficacia dei trattamenti fitosanitari e la prevenzione fitosanitaria, ma anche per modulare i processi di sviluppo della pianta e di formazione degli acini e del grappolo attraverso sfogliature, sfemminellature e cimature attuate in fasi fenologiche determinate.