Un Gaglioppo, mille Gaglioppo. Ci pensavo ieri. I due vini che più mi hanno accompagnato quest’anno sono da questo vitigno. Amo i tannini, i rossi di corpo eppure slanciati. Ma, per carattere, sono, mentalmente, un’irrequieta, una curiosa in cerca di stimoli, opposti talvolta. Non c’è un tipo di vino che amo, ma quello che è che mi dice qualcosa, che è convincente a modo suo.
160 anni Rosso Igt Calabria delle Cantine Ippolito mi ha accompagnato tutto l’inverno. Ho centellinato le bottiglie che avevo perchè è diventato il vino preferito di mio marito.
Non c’è un vino per sempre forse, ma questa etichetta, in questo lungo inverno 2011 che ci ha defosforati per la lunga attesa di temperature più miti, ha fatto un gran lavoro. Rubino, luminoso e concentrato. Ha una morbidezza confortante dovuta dall’appassimento delle uve della tenuta Mancuso dell’azienda vitivinicola, ottenuto in pianta e poi sui graticci di uve gaglioppo. Il tannino è setoso perfettamente fuso con la tanta materia che questo bicchiere sfodera pur restando molto bevibile in virtù di una poderosa acidità che sostiene tutta la beva. Naso e bocca hanno grande coerenza: frutta a bacca nera, gelse fresche, e macchia mediterranea, salvia e pepe rosa. Tutto in equilibrio, senza sbavature: la frutta è matura, soda.
La bottiglia, che si può dire ha decisamente dalla sua una accattivante capacità di farsi bere, ricorda come l’azienda sia stata fondata nel 1845 a Cirò Marina dove tuttora si trova nel centro della cittadina.
Di tutt’altro tenore il Cirò A Vita di Francesco De Franco (l’assaggio Slow Food alla tenuta Montelaura), un piccolo viticoltore architetto di Cirò che, con sua moglie, sta facendo parlare di sè dallo scorso anno. Tutto merito del suo vino, capace di mettere d’accordo tutti perchè è assoluto e non solo perchè, per certi versi, nell’essere orginario, è originale.
A Vita è un vino che può accompagnarti per l’esistenza: fresco, elegante e gentile. E’ al momento tra le espressioni più alte del Gaglioppo calabrese. Di più: è una strada. I degustatori lo prendono ad esempio per dire come dovrebbe essere il vino da questo vitigno che già di suo darebbe vini trasparenti, di corpo lieve, se non fosse che i produttori fanno di tutto per estrarre ed estrarre.
Il colore è quello delle ciliegie sotto spirito: rosa arancio, di incredibile brillantezza. Il naso corrisponde al colore che esercita un effetto magnetico su chi se lo trova davanti: rosa canina e lillà, ribes rosso, lampone e pesca gialla matura su uno sfondo minerale. In bocca, a dispetto del suo aspetto, è importante e leggiadro insieme: proprio come uno vorrebbe che il Gaglioppo fosse. Per questo è un esempio.
160 anni e A vita sono vini che ti prendono uno per la pancia e uno per la testa. A Vita, poi, può anche toccare l’emotività. Si può dunque dire, ripensavo rileggendo queste righe, che siano agli antipodi. Per l’inverno e per l’estate. Tanto e poco. Ma entrambi grandi nella loro unicità. E’ questo quello che conta.