“Antonio Tubelli è uno chef con una storia molto particolare. Nei primi anni settanta è assunto all’Aeritalia dove inizia la sua carriera da sindacalista e per molto tempo considera la cucina come il luogo dove preparare al massimo un caffè. Sono gli anni delle grandi battaglie sindacali e Antonio s’imbatte quasi per caso nella tradizione gastronomica partenopea, complici alcuni importanti testi antichi come “Il Cuoco Galante” di Corradi, “La Cucina teorico – pratica” di Cavalcanti, Lo scalco alla moderna di Latini. Alcuni testi vengono copiati a mano da Tubelli, il quale man mano che amplia la conoscenza si rende conto che poco o nulla è rimasto della grande tradizione culinaria partenopea, come ad esempio l’alta cucina dei Monzù, i cuochi al servizio nelle corti del Regno delle Due Sicilie. Antonio è affascinato dalla ricchezza della tradizione e insieme al fratello Lucio nel 1986 decidono riproporla in un’esperienza concreta. L’anno successivo nasce così Il Pozzo, dove Antonio ripropone in maniera tenace per due anni i piatti della memoria. La svolta arriva nel 1989 quando Antonio incontra Angelo Paracucchi, con il quale lavora fino al 1996 apprendendo tutti i segreti della cucina italiana. Paracucchi è infatti uno dei più grandi chef a livello internazionale e il suo locale, La Locanda dell’Angelo di Ameglia in Liguria, è uno dei templi dell’alta gastronomia. L’esperienza de Il Pozzo va avanti con successo per dieci anni fino a quando non emerge nei fratelli Tubelli l’esigenza di un nuovo percorso. Apre così i battenti Timpani e Tempura. Se con Il Pozzo i due fratelli proponevano la riscoperta della cucina dell’antica nobiltà, con la nuova scommessa recuperano le tradizioni di un altro rango sociale, nobilitando la cucina di strada, molto diffusa tra i ceti più popolari. L’esempio da seguire è quello delle antiche friggitorie, dei “carnacottari” e delle bancarelle del polpo bollito, contaminando il tutto con forte senso storico. La tempura, ad esempio, è quella particolare pastella giapponese che consente un fritto di leggerezza irraggiungibile per i nostro oli. Eppure Antonio ritrova il germe della nipponica Tempura proprio in certe antiche ricette campane; è così che si rinsalda la tradizione culinaria Partenopea. Contaminazione e rigore filologico, esattamente ciò che per un secolo è stato dimenticato. L’esperienza di Timpani e Tempura varca i confini campani ed è impossibile citare qui tutti i luoghi e tutti gli eventi in cui la cucina dei Tubelli illumina i palati dei tanti ospiti. Fra tutti basti citare il rapporto con il Giappone, nazione in cui Antonio viene regolarmente accolto ormai da anni, oltre che come ambasciatore dei migliori prodotti campani come vero e proprio samurai dell’arte culinaria. La perdita del maestro Angelo Paracucchi è un lutto incolmabile che ancora Antonio cerca di elaborare. Ma chi è salito sulle spalle dei giganti ha imparato a guardare lontano” . Con questo racconto Il Veritas di Napoli ripropone per il 2 luglio (ore 21,00) la cucina de Il Pozzo per una serata presentata dal giornalista Antonio Fiore. Il menù propone: Pasta cresciuta, Sformato di zucchine con salsa allo zafferano, Caponatina del Borgo, Mangiamaccheroni, Scaloppa alla salsa di ciliegie, Biscottini all’amarena e Mousse di cioccolata e fragole. In abbinamento: Acqua ferrarelle, Acqua natia, Gallicius 2008 Tenuta Adolfo Spada, Falanghina 2007 Villa Raiano, Barbetta Barbera 2008 Antica Masseria Venditti e per finire Vermouth Carpano antica formula. Il costo della serata è di 45 euro. Per prenotazioni: 081 660585 – 329 7219742.