Anche la Puglia avrà così la sua denominazione di origine protetta per il Fiano, il celebre vitigno che sembra sia stato introdotto in Puglia dagli angioini nel XII secolo.
“Quella di oggi è una data importante per il nostro settore vitivinicolo, poiché parte un ulteriore progetto improntato alla qualità intorno ad uno dei vitigni storici e più antichi della Puglia – dichiara Dario Stefàno. Con l’iniziativa odierna rafforziamo il disegno regionale di aggregazione delle Doc Pugliesi che abbiamo avviato con l’obiettivo di ridurne il numero, raggruppandole attraverso poche DOC ombrello intorno ai vitigni autoctoni pugliesi. Non ci appassiona, infatti, tanto il discorso dei numeri, appuntarci “un’altra medaglia al petto” e quindi avere una DOC in più. Quello che più ci ha convinto nell’intraprendere questo impegno è il fatto di legare ad un elemento fortemente identitario della Puglia, del nostroterroir, della nostra storia produttiva e culturale, com’è il Fiano, un disciplinare di produzione di alta qualità. E’ un ulteriore tassello della politica di valorizzazione dei vitigni autoctoni, come elemento di appeal e di traino delle nostre etichette sui mercati nazionali ed esteri”.
Fra i protagonisti di questo importante percorso c’è il Movimento Turismo del Vino Puglia, promotore della costituzione del Comitato che avrà il compito, in partnership con Assoenologi di Puglia, Basilicata e Calabria, di introdurre presso il Ministero delle Politiche Agricole, la domanda per il riconoscimento, la cui relazione tecnica è stata redatta dal prof. Antonio Calò con la collaborazione dell’Accademia della Vite e del Vino.
I nomi dei produttori facenti parte del Comitato: Botromagno di Gravina in Puglia (Ba), Cardone Vini di Locorotondo (Ba), Paolo Leo di San Donaci (Br), Rivera e Conte Onofrio Spagnoletti Zeuli di Andria, Tormaresca di Minervino Murge (Bt), Torrevento di Corato (Ba), Varvaglione Vigne & Vini di Leporano (Ta). Presidente del comitato è stato nominato Giuseppe Palumbo amministratore delegato di Tormaresca. Vicepresidente è Sebastiano de Corato della Cantina Rivera, tesoriere Cosimo Varvaglione dell’azienda Varvaglione Vigne & Vini.
“La volontà del comitato – spiega Giuseppe Palumbo – è quella di riscoprire e valorizzare la storia di una produzione da circa un secolo riconosciuta come campana ma che, da sempre, affonda le sue radici in Puglia. La regione che in antichità faceva parte della Enotria, la terra del vino. L’avvio delle pratiche per questo riconoscimento è dettata dalla necessità di produttori, Regione Puglia e “attivisti del vino” pugliese, Movimento Turismo del Vino Puglia in primis, a riappropriarsi di questo vitigno, garantendogli il giusto spazio anche a livello formale. Insieme a Negromaro, Nero di Troia e Primitivo, ha tutte le carte in regola per diventare traino della produzione vinicola d’eccellenza pugliese”.