Si chiama “Sud” ed è al personale dell’artista Andrea Petrone in programma a Napoli, al Castel dell’Ovo, sabato 22 gennaio (inaugurazione alle ore 18.00) al 04 febbraio.
Il calco agricolo ed arcaico tracciato nel “liuto che cantò il dausi” beneventano così come il cuore d’acqua ed i riflessi setosi del “re Giusto” apparsi sul lago a Lovere sono le cuspidi attraenti di un decennio di fertile sperimentazione compiuto da Andrea Petrone tra il 1984 ed il 1994 che ha determinato quel “fare spazio” alla necessità impellente del linguaggio parlato; condizione prioritaria per riguadagnare cittadinanza nei luoghi di origine.
E’ accaduto in questo ultimo decennio e con insistenza, a volte irritante come l’intercalare di una parola impropria nella frase, il linguaggio parlato si affida con procedure DADA’ alla mimesi rassicurante del “come se” e la chiave è nel TOTO tutto possibile. Riduzione formale ma contemporaneamente intensificazione di senso appaiono le procedure indispensabili per avanzare nella ricerca ed i segni si avvertono oltre l’apparente banalità delle associazioni.
Il colore, un tempo assente e poi disciolto in aloni incerti, oggi marca il confine del pensiero creativo ed introduce ad una inconsueta plasticità.
E’ il Teatro/Tesoro la “parola” scoperta dal napoletano Petrone, nel suo eremo sannita.
Attraverso ed oltre la rappresentazione-necessaria- si intravede, nel suo lavoro contemporaneo, l’accesso a quella dimensione intrigante che autorizza lo stupore rinnovato di fronte all’opera picta.
Dentro il frammento e le indebite associazioni di materie e di forme è dunque possibile, oltre lo sguardo angosciato della comicitàacclarata, avvertire l’inconsueta grandiosità del mistero.
Così in 30 x 25 x 10 cm. di Capri…Capri… un pulcinella abbagliato dalla luce d’oriente smette di suonare e si predispone all’ascolto del rullio delle ruote in legno del suo teatrino sordo.
Così nella formella 40 x 40, che incornicia l’Antro della Sibilla , appare il singolare frontescenio in cui un luogo, iconograficamente comune, subisce aggressione iconoclasta alla sua monumentalità per riaprirsi al racconto popolare denso di allegorie.
Il lavoro recente di Petrone sembra intensamente attratto da questa doppia trascrizione :
della sospensione e della provocazione e lo realizza attraverso l’applicazione del colore ben consapevole di come la superficie colorata possa decostruire lo spazio da ogni presunta naturalità e di come , al contempo, possa offrirsi come puro “mundus imaginalis”in cui ogni cosa sembra perdere la sua linearità temporale e riconfigurarsi con altra geometria.
(Roberto Serino)
Fonte: CS