Si può essere una manifestazione buona, pulita e giusta se nelle edizioni passate (dati 2006) si è riusciti a differenziare solo il 17% delle 190 tonnellate di rifiuti prodotti? Slow Food se lo è chiesto. Ed ha deciso che, evidentemente, un “credo” vada portato avanti fino alle estreme conseguenze. E’ una questione di coerenza che poche altre manifestazioni hanno affrontato in maniera cosi’ radicale: far si che contenitore e contenuto parlino “la stessa lingua”, che comunichino gli stessi valori. Ed ecco che la kermesse ecogastronomica dell’anno si fa ancora più “eco”. Dal 23 al 27 ottobre prossimi si incontrano a Torino i delegati delle comunità del cibo del Mondo per Terra Madre, si uniscono a loro visitatori del Salone del Gusto provenienti da ogni dove, nonchè gli addetti al settore, gli espositori, i giornalisti e cosi’ via. La manifestazione cresce ma non lo vuol fare a spese dell’ambiente. Per la prima volta l’ evento è stato progettato adottando le linee guida del cosiddetto “design sistemico”. Per l’edizione 2008 Slow Food (vai al post precedente) si pone un obiettivo ambizioso: ridurre di circa il 50% l’impatto ambientale dei due eventi- Terra Madre e Salone del Gusto- per arrivare al raggiungimento dell’impatto “zero” per il 2012. Il 50% degli allestimenti è costituito da Celenit, un impasto di lana di legno mineralizzata e cemento, non trattato chimicamente, riutilizzabile al termine della manifestazione per la costruzione di strade. L’80% della cartellonistica per la comunicazione è realizzata con cartoncino riciclato e riciclabile. Al bando la moquette e si alle vernici rimovibili al termine dell’evento senza ausilio di prodotti chimici. E poi: packaging, shopper e materiali per la fruizione del cibo completamente biodegradabili. L’energia necessaria all’evento proviene, invece, dalla rete nazionale, nella quale è stato immesso, però, un quantitativo di energia verde pari ai consumi previsti. Dalla sommatoria di questi accorgimenti si eviterà che oltre 56 tonnellate di materiali finiscano in discarica e 600 tonnellate di anidride carbonica siano riversate nell’atmosfera. Saranno poi i visitatori a dover far la propria parte: differenziando i prodotti per raggiungere l’obiettivo di poter riutilizzare circa 45 tonnellate degli stessi. Le restanti 1.000 tonnellate di CO2 saranno compensate attraverso un progetto di salvaguardia della biodiversità del Po. Esemplare!