Lunedi’ hanno chiuso i battenti Terra Madre e il Salone del Gusto (vai) . 180 mila presenze, fanno sapere gli organizzatori.
Mi sembrano anche poche, rispetto all’impressione che ne ho avuto nei tre giorni di mia permanenza. Di questa esperienza ho salvato poche foto. Poi il pellegrinaggio di domenica a Cetara, per far rifornimento di Colatura di alici, mi è stato fatale. E’ rimasta sulla Costiera Amalfitana la mia macchina fotografica e con lei giorni e giorni di lavoro e di svago. Incluso l’emozionante battesimo della piccola Manuela, figlia di cari amici.
Quelle che presento nello slideshow del post precedente, sono le immagini della cerimonia di inaugurazione. Un Palasport Olimpico (Isozaky) stracolmo ha visto lo svolgimento, il 23 ottobre scorso, della performance dei Mamutones sardi (vedi foto), e la sfilata delle bandiere delle delegazioni delle comunità del cibo del Mondo convenute a Torino per la terza edizione di Terra Madre. A far da accompagnamento a questo momento che è sicuramente tra i più emozionanti da me vissuti lì, la musica di tamburi e fiati “sparati” ad altissimo volume. Una grande vibrazione. Vedermi passare davanti le bandiere dei Paesi che conosco mi emoziona. Come se ritrovassi vecchi amici di Venezuela, Panama, Cuba, Guatemala, Messico, Indonesia, Tailandia e cosi’ via. Lasciata la bandiera ai volontari (che incredibile e amorevole lavoro fanno questi durante la manifestazione, non si può immaginare) i delegati salgono sul palco uno ad uno per ascoltare gli interventi che si succedono. Il colpo d’occhio che si ottiene vedendoli tutti insieme, bianchi, neri, mulatti, con copricapi, piume, fogge tradizionali dai colori sgargianti, sullo sfondo arancio del palco, è tale che le fotografie non bastano a raccontarlo. Lo spettacolo del Mondo servito su una piattaforma 30×15 metri! “Il mondo è un libro e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina” diceva Sant’Agostino, ricorda la brochure del Salone. Ma non è male anche se il Mondo viaggia da te. Nei giorni successivi, nei convegni che numerosi si susseguono al Palasport, avranno anche loro la parola. Tre lettere mi risuonano in testa: v-o-i. Voi. Slow Food, con la voce di Carlo Pedrini, le ripete di continuo. Non esiste un Io. E nemmeno un Noi. L’Organizzazione ecogastronomica più rappresentativa del Mondo non rappresenta nessuno, non ha una testa, un capo, non ha gerarchie. I “voi” che Pedrini ritiene protagonisti del presente e del futuro di un Mondo più buono, pulito e giusto, sono gli agricoltori. A loro tocca praticare e mostrare come realizzare un modello di sviluppo alternativo a quello imperante. Un modello verso il quale, pronostica, l’Umanità si rivolgerà per risolvere la crisi di questi giorni e tutte quelle alle quali è inevitabilmente condannato se non fa un’inversione a “U” sulla strada attualmente percorsa. Slow Food, con i Presidi e la realtà della rete delle 300 Comunità del cibo di 50 Paesi del Mondo, non rappresenta i contadini. E’ i contadini. E i contadini sono Slow Food. O perlomeno Terra Madre. Questo è il ricordo che conservo di questa esperienza che per altri versi (quello commerciale del Salone) ho trovato pesante, insieme all’impressione positiva dello stand della Regione Campania, con le proposte di assaggi di piatti e di vini, di grande successo, consumati nello spazio presidiato dall’Ais Napoli guidata da Tommaso Luongo. E ancora a quella dei produttori motivati e professionali con cui mi sono intrattenuta a chiacchierare. Tra le novità più interessanti che ho scoperto allo stand della Regione: le 4 nuove mappe per gli itinerari Wine and Food, Olive Oil della Campania, opera dell’Assessorato al Turismo guidato da Claudio Velardi. 10 itinerari alla scoperta delle aree interne della regione, sulle tracce dei migliori ristoranti, quelli delle guide di Michelin, Gambero Rosso, Gambero Rozzo, Slow Food, Il Golosario e Touring Club (Agriturismo). Cosi’ come per il vino quelle di Gambero Rosso, Slow Food, Ais, L’Espresso, Maroni, Veronelli e Il Golosario. Tutte affrontate per aree omogenee: casertano, Sannio e Irpinia. Non che le Guide, da sole, possano bastare a guidare il turista enogastronomico. Ma è sempre un passo utile per dare visibilità almeno alle realtà già affermate facilitandone l’ individuazione. Sarà poi necessario semplificarne la consultazione e ampliarle fino ad includere tutte le aziende che fanno accoglienza a vario titolo. L’universo indagato è ancora limitato. Ma è un inizio.