Voglia di mare, di boccate di acqua di acqua salata. Quella che brucia le narici, rende ruvida la pelle, indurisce i capelli e inonda la bocca ad ogni bracciata.
L’estate è alle porte e il vino bianco è il suo lacchè per eccellenza. La Forastera è un vitigno piccolo e peculiare dell’isola d’Ischia, terra vulcanica e di antica tradizione contadina. Ieri sera, serviti dall’Ais Napoli, quella della Cantina Casa D’Ambra famiglia di noti viticoltori, quasi sinonimo di vini d’Ischia, ha proposto una sua bottiglia monovitigno con questa varietà. E’ un sorso sapido e agile, da godere in relax senza grande impegno ma che ha un suo carattere di pietra focaia e vegetale di foglia di fico tenera. Un carattere che ci ricorda la testardaggine di chi preserva la terra e il suo patrimonio genetico a prescindere dalla popolarità dettata dai mercati. E, sulla distanza, poi, vince con l’arma dell’originalità.
Ne ricordo un assaggio lontano. Al Circolo Savoia, sempre vicino all’acqua. Ieri era a Eccellenze Campane mare per un aperitivo che ho organizzato con il Polo gastronomico degli Scudieri, insieme al loro ufficio comunicazione, era un passo dall’acqua. La sagoma della bottiglia si stagliava contro il Vesuvio.
Ad accompagnarla le creazioni di Guglielmo Vuolo con l’acqua di mare della Steralmar, un impasto leggerissimo e impeccabile, e gli sfizi dello chef Carlantonio Duro.
La bevo con un collega video giornalista che stimo in una serata bellissima del decennale di Wine and the city (oggi non mancate a San Domenico Maggiore la Banca del Vino Slow Food!) che ha visto tanti curiosi, sul Lungomare più bello d’Italia.
foto: selfie Ivan De Grogorio