Ritorna a Bagnolo del Salento dal 1° novembre, Mater Domini, l’antica Fiera che risale al 1860 ed è oggi fra i pochi eventi legati alla lavorazione e ripresa di antiche tradizioni come quella delle Zzuche.
Le corde realizzate con la cannuccia di palude (pilieddhi) che vegetava lungo le rive dei Laghi Alimini. ha sempre rappresentato la più importante attività artigianale del paese, oggi del tutto scomparsa. Il Comune di Bagnolo d’intesa con le locali Associazioni e partner privati, in linea con i criteri dettati dalla Regione Puglia, presentano un edizione rinnovata della Fiera con l’intento di riaccendere l’interesse su queste antiche tradizioni.
Saranno attivati laboratori artigianali per la formazione dei giovani e degli appassionati agli antichi mestieri, con particolare attenzione a quelli tipici del paese.
La produzione delle Zzuche
La cannuccia era raccolta, ammassata e battuta con il mazzuolo (grande martello di legno) fino ad assumere quell’elasticità e flessibilità necessarie per favorirne l’intreccio. Questo si eseguiva lavorando la fibra con i palmi delle mani, imprimendole un moto di rotazione e aggiungendo continuamente nuovi fili di erba palustre così da allungare sempre più la corda. Il risultato finale era l’estrema resistenza della materia (fonte comunicazione).
Il centro maggiore di raccolta di questi manufatti è Acquatica del Capo dove si imbastisce la cestineria utilizzando quasi esclusivamente il “pileddhu” che abbonda nelle paludi della costiera ionica (Salina, Tamari, Piccolo Chidro). Nel 1873, alcuni lavori in giunco inviati all’esposizione di Vienna, sono premiati; a Torino, in una mostra nazionale, le “zzuche” vengono apprezzate per la loro resistenza e il basso costo. Arrivano le prime commesse e da Acquatica un agente di Londra esporta in Inghilterra la quasi totalità della produzione (fonte sito comune Bagnolo del Salento).