Una fuga nel Salento per scoprirne i vini. Il Salento delle mie vacanze da diciottenne, tra Castro Marina dalle acque cristalline e Cutrofiano, con i suoi magazzini infiniti di calzature, e quello dei week end romantici da ventenne con gli occhi colmi del bianco accecante di Ostuni e di Otranto.
Ci sono tornata a marzo con l’animo toccato dai ricordi e con tutta la voglia di fare un buon lavoro sul Negroamaro, in occasione del Salento Negroamaro tour promosso dalla Provincia di Lecce e dal MTV della Puglia. Bambina, a Santa Maria di Leuca, devo aver trascorso qualche estate serena, perchè non le ricordo. A racconatare quel periodo un vecchio album rosso amaranto dal quale manca qualche foto. Poca cosa in confronto alle peripezie che ha affrontato in questi trenta anni.
Con una nuvoletta di quelle dei fumetti, inserita accanto a un mio ritratto da mio padre fotografo per vocazione e per passione, ma non per professione, una Monica di 2 anni e mezzo, intenta a tirarsi dietro un cane di legno con le ruote, di quelli che non si fanno più, dice “Lo sapete che dal novembre di quest’anno ho una sorellina?” . Era il Salento, un caldo ricordo, rinnovato di recente da questo appuntamento con il Niuru maru, un invito ad un nuovo ritorno. Rossi e rosati, ulivi, muretti a secco, burrosa pietra leccese, una bella comitiva, ottimi piatti di mare e di terra, produttori intenti al lavoro, sono i pezzi di questa interessante esperienza che posso raccontare grazie a Luciano Pignataro (vai), che ringrazio come sempre.