I vini di Casale del Giglio e iCappelletti fatti a mani, ripieni con carne di pollo, manzo, maiale e salame ferrarese, tirati a mano da una esperta sfoglina.
Una mattinata di degustazione al bel Palazzo dei Cappuccini Art Relais.
Mi piacciono a sempre i vini di Casale del Giglio, azienda dell’Agro Pontino, 50 km a sud di Roma che Antonio Santarelli, raccolto il testimone del padre Dino, con l’enologo Paolo Tiefenthalter, porta avanti con un progetto distintivo che ha valorizzato varietà come il Bellone e il Cesanese. Il Cappelletto di Ferrara, a dispetto del nome, è una specialità tutta dell’Agro Pontino, una ricetta di famiglie trasferitesi per i lavori di bonifica delle paludi pontine. Una storia di una migrazione gastronomica. In degustazione, perfette con i Cappelletti, il Bellone, citata da Plinio come “uva pantastica”, nelle due note etichette di Casale del Giglio: l’Anthium 2024 e il Radix 2020, espressione di un vero .abbraccio succoso e infinito con il mare.
Per il bollito, fatto di carne mista, invece, il Cesanese. In degustazione nella sua versione “base” della azienda, il Matidia 2023, dal nome della nobildonna romana che ebbe il titolo di “Augusta” in quanto divinizzata, e per Mater Matuta 2019, ricchissimo e ipnotico rosso, perfetto per ogni accompagnamento a tavola. A breve i dettagli su Foodmakers.

Palazzo dei Cappuccini a Corso Vittorio Emanuele