Un nuovo menù utopico che attinge all’orto, alla cacciagione e ai profumi del Monte Tifata. Ciccio Vitiello, emergente pizzaiolo casertano, mette nelle nuove pizze presentate alla stampa, la sua ricerca storica e curiosità per gli ingredienti del suo territorio.
Il Real Borgo di San Leucio, oggi patrimonio UNESCO, fu scelto da Ferdinando IV per dare vita a una comunità modello, dove industria e sostenibilità sociale potessero convivere in armonia. La Real Colonia di San Leucio nacque nel 1789 come un esperimento politico sociale ed economico visionario, combinando la produzione della seta con un sistema sociale progressista per l’epoca, basato su uguaglianza, istruzione e benessere della collettività.

La Margherita di Ciccio Vitiello
A ridosso delle antiche case operaie, a pochi passi dalla pizzeria, Ciccio Vitiello ha avviato il suo orto personale nell’estate del 2024, su un terreno che un tempo era il vivaio della Real Colonia. Qui, secondo i principi della biodinamica, coltiva ortaggi e vegetali per le sue pizze. Un progetto che spisa l’approccio sostenibile di Ciccio Vitiello che gli è valso il riconoscimento Green Oven 2024 di 50 Top Pizza World.
Le pizze di Vitiello “ono tutte realizzate con biga, farina tipo zero, una parte di farina integrale macinata a pietra e lievito madre disidratato” racconta.
Il menù degustazione, spiega: “non è un ‘giro pizza’ ma una proposta realizzata a parte”.
La degustazione inizia con il Bucatino scottato, arrotolato, impanato nella semola e fritto su un ragù di cinghiale per ricordare che San Leucio e i suoi dintorni erano riserva di caccia dei Borboni e finisce con una suggestione della Spagna odierna: battuto di Rubia gallega, alice del Cantabrico e tocco di cetriolino. Ma si passa per altre creazioni tutte diverse: Polpo cotto a bassa temperatura con il pimenton e baccalà con scarola e olive caiazzane infornate
Nel semipadellino, che aggiunge alla biga un pre impasto realizzato per autolisi (che conferisce ancora più vaporosità all’impasto croccante), ci sta un goloso pulled d’anatra e i friarielli (tra le molte verdure autoprodotte). Ma non mancano neanche il lardo di Nero casertano e la Mozzarella di bufala elaborata in forma di colatura o, semplicemente, su una divina Margherita.
Tutte le carni proposte nel menù sono marinate in Pallagrello, vitigno caro alla Corte borbonica. Perfino vinificato nella vigna San Silvestro (all’interno della Reggia di Caserta) e nelle vigne vicino complesso produttivo di San Leucio.