Cioccolato nero, bianco e a colori. Ecco una carrellata di ritrovati di cioccolato divertenti a Chocoland, oggi alla ultima giornata a Napoli (Vomero). Ci sono ritornata brevemente per vedere di individuare qualche artigiano da tenere da conto. E sono stata accontentata.
Ma veniamo prima alle curiosità.
Saltano fuori le principesse, le scarpe con il tacco che vagamente ricordano quelle di Minnie e perfino i personaggi dei cartoni. Con gufetta rosa inclusa. Buoni da mangiare? Chissà! Ma molto carini per gli amanti del genere.
Un po’di noir per il cioccolato: coltelli, pugnali, pistole, manette e bombe a mano. Per un cioccolato che lascia il segno.
Tra gli stand nazionali spicca quello “argentino”. La trovata appare quanto mai napoletana. Ed in effetti si tratta dell’ennesimo omaggio alla stella del calcio, della sua città: la bomba di Maradona. Non esplosiva ma davvero golosa.
Non poteva mancare il torrone dei morti declinato in ogni modo possibile. E allora con un simpatico cartello ecco chi ci ricorda che non è per chi è passato a miglior vita ma per chi è vivissimo. Il prossimo passaggio poteva essere “che fa resuscitare”.
E mentre calano le luci sulla manifestazine viene voglia di lasciare il proprio chocosaluto. Una cosa divertente come infondere le mani nel cioccolato e stamparle sul “Hands of fame”.
Insomma tanti assaggi e curiosità. Ma in una grande manifestazione sei già si individua uno spunto per le prossime settimane c’è da essere soddisfatti
Personalmente ho incontrato con piacere un pasticcere che mi incuriosisce molto da un poco.
Negli ultimi anni al centro di Napoli sono venuti fuori i nomi di alcuni maestri dolcieri interessanti in zone improbabili della città. Un fenomeno che mi ricorda molto i migliori ristoranti italiani: in posti impensabili.
Mi viene in mente Poppella alla Sanità, Mario Di Costanzo in un angolo di Piazza Cavour e Colmayer alla Arenaccia.
Tutti i locali che consiglio.
Ecco la novità: da un po’avevo sentito parlare della pasticceria di Vincenzo Napolitano a piazzetta Poderico. Ed è così, con grande piacere, che lo ho incontrato a Chocoland.
Ed ho scoperto un ottimo panettone classico (scommetto che farà strada) ed anche la sua sfogliatella, che maestra sicura essere tutta artigianale.
Della della frolla mi ha colpito la sottigliezza e fragranza della pasta frolla perfettamente cotta. E la farcia estremamente leggera e cremosa.
Come sapete le sfogliatelle appena servite sono quasi tutte ottime. Ma appena si raffreddano svelano i trucchi del mestiere. Come l’eccesso di semolino utilizzato per rimpiazzare la ricotta, ingrediente nobile, che, una volta freddo, rende la sfogliatella greve e gommosa.
Quella di Napolitano era viceversa: leggera e non troppo dolce.
Sebbene la cremosità non si sa del tutto desiderabile come racconta Tommaso Esposito su facebook, insieme ad Antonio Lucifero che ne sta assaggiando tante in questi giorni. O l’amico Mario Stingone di Slow Food, ho trovato un prodotto di estrema fraganza e gradevolezza.
Un motivo per andare a trovare il pasticcere al suo laboratorio.