Per chi osserva attonita (qualcuno è perfino nauseato) il mondo della pizza italiana contemporanea e la rivoluzione di quello della pizza napoletana, il ritorno al punto di partenza, quello dei primi pezzi scritti nel 2008, quando recensioni di pizzerie nel web non c’è ne erano affatto, è un gradevole salto nel passato.Non serve un ennesimo inno ai nostri maestri più noti. Non perché non lo meritino ma perché ci sta ancora chi, di contro, ancora non ha raccolto a sufficienza notorietà pur meritandolo.
I fuoriclasse della pizza napoletana si contano sulle punte delle mani, per il resto sono moltissime le pizzerie rimarchevoli. Occorre tornare in strada per trovare le nuove leve. I nuovi fuoriclasse del futuro.
Torno allora li dove si allevano i talenti: nei quartieri.
Locali semplici nei quali ti porta la affezione o una prossimità non acritica. Che crescono e poi raccontano di sé fuori dai confini noti attirando nuovi visitatori. È andata così per
locali storici oggi centenari ed è andata così alla Sanità con Concettina ai Tre Santi, con Di Matteo e Sorbillo a via Tribunali con Carmnella a via Ferraris per non dire La Masardona in zona Case Nuove.
Da un po’ volevo andare alla Loggetta e lo ho fatto ieri in un ritaglio di tempo.
Impasto classico e farciture curate. La famiglia Pellone vive nei Campi Flegrei. Il nonno Antonio ha lavorato da operaio da Trianon a Forcella da giovane (nella foto proprio accanto al bancone del locale della famiglia Leone) e poi ha portato la sua arte in vari locali della città, fino ad aprire un suo locale a Soccavo negli anni Settanta. Oggi, e ormai dal 1984, suo figlio Ciro e i figli Antonio e Marco sono alla Loggetta.
Una cinquantina di posti nella sala attigua a quella del forno dove i ragazzi si alternano al banco. In sala la zia e alla cassa papà e mamma.
Prezzi dai 4 agli 8 euro, per le pizze più elaborate. Un menù stimolante e competitivo che parla di un locale che ambisce a fare il salto ma ancora è ancorato al suo contesto, il quartiere che lo alimenta e che esso nutre. E giustamente.
Mi piace la faccia pulita dei Pellone che non fanno mistero della ammirazione che nutrono per i grandi maestri. Inaspettato, infatti, è l’omaggio all’Assoluto di marinara di Guglielmo Vuolo cui li unisce una amicizia pulita.
Ma le creazioni sono svariate, abbinate a birre artigiani buone e giuste come Serro Croce la cui Chiara ho abbinato a una bella pizza bianca con lardo di Nero casertano e noci.Tra le altre darei un assaggio alla Margherita, alla Nerano con zucchine fritte, il Calzone con soffritto napoletano e la Marinara con aglio Orsino.
Tanta voglia di crescere e anche tante frecce al proprio arco.
Pizzeria Ciro Pellone
Via Mario Gigante, 94
Napoli
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