Non c’è nulla di peggio che rovinare il momento magico della degustazione inciampando su un dettaglio che dettaglio non è. Tra i più banali errori che si compiono nel servizio di un vino, quello della temperatura è certamente il più grossolano e anche quello più facile da correggere con un pizzico di buona volontà. Vale la pena soffermarsi su questo aspetto. In ballo, del resto, c’è qualcosa di grosso: la corretta percezione delle caratteristiche del vino che si è doviziosamente scelto. Il “troppo freddo” accentua le durezze e inficia la capacità di cogliere tutte le sfumature gusto – olfattive del vino, mentre il “troppo caldo” oltre a fare, in tal senso, un effetto cartina al tornasole che in alcuni casi è perfino utile, finisce con l’esaltare tutti gli aspetti meno desiderabili del vino e le sue note più stanche. Chi può vantare una collezione di etichette o ama far per bene le cose riserva al vino uno spazio speciale dotandosi di una delle cantinette termo-condizionate in commercio. Ce ne sono per ogni esigenza, per lo più modulari e offrono svariate opzioni per la classificazione e refrigerazione differenziata delle bottiglie. Oltre a mantenere il vino alla temperatura desiderata svolgono anche, o soprattutto, la delicata funzione di conservazione. Nella gestione casalinga e più improvvisata di una bottiglia, invece, basta, per tenere sotto controllo la temperatura, un semplice termometro a lettura rapida di quelli che i sommelier usano comunemente. Far riferimento alla temperatura ambiente, spesso chiamata in causa per i vini rossi, può avere effetti catastrofici visto che a certe latitudini le condizioni climatiche vanno, specie d’estate, ben al di sopra dei 20-22 gradi. Il termometro a lettura rapida può essere inserito sia nel collo della bottiglia quando è piena, sia nel bicchiere. In questo secondo caso va da sé che possa segnare una temperatura lievemente più alta. Ma quanto deve segnare, insomma, perché ci si senta sereni che si potrà godere di una degustazione perfetta? Questa è la domanda. Concentriamoci su Aglianico, Piedirosso e Falanghina. Immaginiamo, nel primo caso, un vino rosso strutturato e invecchiato; nel secondo, un vino rosso giovane di media struttura e profumato; nel terzo di un vino bianco di buona struttura, profumato e fresco. Li serviremo, rispettivamente, a 18-20 gradi; a 14-16 gradi e a 12-14 .gradi. Prosit!
Vale la pena anche ricordare un altro piccolo successo del gruppo di lavoro di comunicazione che mi onoro di coordinare.
L’azienda di Ernesto e Vincenzo Spada, infatti, ha ricevuto domenica alla Città del Gusto di Roma, al Roma Wine Festival, uno dei Label Award 2010 che premia dal punto di vista creativo e della immagine le eccellenze del settore vitivinicolo italiano. Unica del Sud Italia, è stata premiata per “La Linea Grafica” delle etichette del Gallicius Falanghina, Sabus e Gladius, presentate alla giuria di esperti, frutto del restyling condotto dal 2009, e perfezionato nel 2010 da Startmedia e curato da me sui disegni dell’illustratore Michele D’Ambra. Il premio alla “Linea Grafica” è uno dei riconoscimenti destinati a premiare le aziende che, attraverso etichette e linea grafica, comunicano valori, innovazione ed originalità.
Infine: ci vuole grande determinazione e impegno manageriale da parte di un’azienda per dare, con l’intelligenza e cultura dei fratelli Spada, tanta attenzione, in questi tempi difficili e senza farsi prendere dalla sola febbre del vendere, tanto spazio a una funzione ormai, a mio avviso, cruciale per ogni azienda. Un investimento di risorse mentali ed economiche che però sta dando i suoi risultati.
Mi piace anche sottolineare che il tutto è fatto da professionisti del Sud: da Napoli a Palermo. m.p.