È un mondo a parte, l’Irpinia, dove la ferita del terremoto è ancora aperta. E’ questa una delle frasi che più mi ha colpito del bel articolo a firma di Muriel Prandato su Quitouring (vai). Un viaggio critico all’interno della Campania, la cui crisi d’immagine “è una nuvolaccia nera che sovrasta minacciosa sopra ogni progetto volenteroso”, e dell’Irpinia. A questi volenterosi, di cui molti di incredibile successo, tenuto conto delle difficoltà dalle quali emergono, è dedicato, del resto, Campania che vai. Un’iniziativa personale per raccontare la Campania che funziona, quella che comunica male e che, all’esterno, è sopraffatta da ciò che non funziona. Il che non vuol dire assoluta mancanza di spirito critico, quanto piuttosto un’iniezione di fiducia. Un incoraggiamento a far meglio. Tutti insieme.
Dicembre 2008 L’Irpinia e Paternopoli su Quitouring, le aziende Di Marzo e Famiglietti
Incanto e orrore emergono dalla lettura del racconto di Prandato. Paternopoli, con il suo “enorme piazzale del centro” che è “un’incomprensibile colata d’asfalto”. Ma c’è anche Senerchia vecchia “rimasta tale quale” e la natura incontaminata dell’Oasi WWF. Tra i consigli per gli acquisti, per il vino, Quitouring segnala l’Azienda Agricola di Marzo le cui radici a Tufo risalgono XVII secolo e il cui Greco ha fatto la storia di questo nobile vino, “il vecchio”, insomma; e quella di Famiglietti, il nuovissimo. Un’azienda che a Paternopoli, con i suoi 21 ettari a vigneto e a uliveto, esce sul mercato nel 2009 con il suo Campi Taurasini, lavorato con la consulenza di Carmine Valentino. Un figlio proprio di quella Paternopoli segnata dal terremoto, dove la famiglia da decenni produce uve di qualità che ha conferito a primarie aziende irpine. Poi il sogno: fare il proprio vino. Lavori di ristrutturazione, razionalizzazione della azienda e molto lavoro. E il terremoto irpino e il cemento lasciano il posto alla terra. E alla vita.