Prende il via un progetto destinato a rivoluzionare l’agricoltura campana. Tra pochi giorni, nel comune di Acerra, l’azienda agricola Romano Vicenza, Assocanapa Coordinamento Nazionale per la Canapicoltura, di cui è responsabile per la Campania Michele Castaldo, e l’imprenditore napoletano Enzo Parmiggiano, pianteranno su di un ettaro di terreno semi di canapa -certificati UE– da cui, fra quattro mesi, sarà estratto olio essenziale che verrà venduto a una società produttrice di profumi di Grasse (comune francese della Costa Azzurra). Il progetto, ideato da Michele Castaldo, ha il patrocinio del Comune di Acerra, di Legambiente Campania e del coordinamento nazionale di Assocanapa, diretto da Felice Giraudo. La coltivazione in campo sarà seguita dal perito agricolo Livio Morelli. “Tutto è iniziato un po’ per caso – racconta Parmiggiano – ho deciso di interessarmi alla canapa e di investire in questa filiera qualche mese fa quando ho constatato l’esistenza di una forte richiesta di oli essenziali, derivanti da questa pianta, proveniente dalla Francia dove vengono usati nella produzione di profumi. Dopo aver visitato le coltivazioni di Carmagnola (To), ho deciso di contattare, attraverso internet, alcuni profumieri di Grasse: tra questi ce n’è stato uno che si è detto interessato all’acquisto delle essenze di canapa. Ne è nato un accordo commerciale”. Castaldo, promotore del progetto e referente di Assocanapa per la Campania e la Calabria, afferma: “è la prima volta che in Campania si riesce ad attivare una filiera completa”. L’intento di Assocanapa è creare un nuovo rapporto tra agricoltura e industria, in modo da favorire uno sviluppo sostenibile del territorio. “Nella nostra regione è ancora viva la cultura legata alla canapa, che è rimasta nel DNA di donne e uomini che, nell’area nord di Napoli e in quella a sud di Caserta, hanno fatto sacrifici enormi per portare avanti questa coltivazione – sostiene Castaldo -. Oggi la canapa può fornire all’agricoltura una rotazione migliorativa dei terreni e all’industria materie prime di origine vegetale e, quindi, biodegradabili, in sostituzione di quelle di origine fossile. Può rappresentare una fonte integrativa di reddito per l’impresa agricola, permette di contrastare la desertificazione e l’erosione dei suoli e di stimolare il recupero di quelli dismessi”. La canapa può quindi alimentare tre distinte filiere industriali di trasformazione relative alla fibra, al canapulo e ai semi. Inoltre, è una valida alternativa alla filiera del tabacco che dal 2014 non riceverà più gli aiuti comunitari. Domenico Asprone, del dipartimento di ingegneria strutturale dell’Università di Napoli “Federico II”, si sofferma sulla possibilità concreta di usare la fibra di canapa per il rinforzo strutturale delle abitazioni, al posto delle fibre attualmente utilizzate (vetro, carbonio), per l’ottima resistenza mostrata e per le sue buone proprietà meccaniche. “Il suo utilizzo è vantaggioso anche da un punto di vista economico e per il suo basso impatto ambientale ed energetico in fase di produzione e smaltimento – assicura Asprone -. La ricerca vuole e deve investire in questo settore, creando anche una filiera corta, dal momento che la canapa creerebbe pochi problemi di approvvigionamento”. Aldo Mozzarella, esperto di efficienza energetica degli edifici e consulente del referente regionale di Assocanapa sottolinea la crescente scelta degli imprenditori di usare, nelle opere di edilizia residenziale, i pannelli in fibra di canapa per aumentare le qualità dell’isolamento acustico e termico degli edifici. Felice Giraudo, presidente nazionale di Assocanapa, si dice contento per questa iniziativa che, per la prima volta in Campania, riesce a mettere a coltura la canapa “sapendo già che quel raccolto sarà venduto, cioè che avrà una destinazione finale”. “Il progetto intende recuperare un’antica produzione che ha caratterizzato la nostra città e le zone limitrofe fino agli anni ’30 del secolo scorso – spiega il sindaco Tommaso Esposito –. Il recupero di questa tradizione potrà aprire nuovi scenari attraverso l’uso della canapa nella produzione di prodotti agricoli “no food” e nel risanamento ambientale. Una filiera completa che può offrire agli agricoltori notevoli opportunità di sviluppo”. Legambiente Campania ha compreso l’importanza del tentativo di far ripartire in Campania la filiera di questa pianta preziosa, ma ingiustamente dimenticata. “E’ un importante segnale dell’esistenza di una rete fatta da imprenditori, ricercatori, amministratori e forze della società civile, consapevole che il recupero dei saperi tradizionali in agricoltura, coniugato con l’innovazione scientifica e tecnologica, possa rappresentare una delle migliori soluzioni alla crisi di un territorio che è economica, sociale e ambientale – chiarisce Michele Buonomo, presidente di Legambiente Campania –. Siamo convinti che si possa e si debba attribuire un ruolo importante al settore agricolo nell’azione di rilancio economico e occupazionale della regione, attraverso la messa a coltura di terreni sottratti ad altri tipi di speculazione. La canapa può avere diverse applicazioni, ma soprattutto può contribuire al riscatto ambientale del nostro territorio”.
Da non confondere con la Cannabis Indica. Le due piante si somigliano molto, ma la Sativa è quella che dà le preziose essenze. m.p.