Bere i vini bianchi ad un significativo numero di anni dalla vendemmia è ormai un fatto acclarato. E’ un’ opzione scelta da molti consumatori e perseguita da molti produttori. Un po’ meno pacifico è riuscire ad ottenere di aver già oggi a disposizione un buon numero di campioni da degustare in orizzontale. Quando il vino è del Sud, dove le logiche del “tutto fuori” hanno spesso prevalso su scelte più lungimiranti, ancor più. L’archivio del Fiano (con il Greco) – dalla sua affermazione iniziata alla fine degli anni Settanta grazie all’attività della famiglia Mastroberardino che per prima ha creduto in un prodotto fermo e secco (fino ad allora, il Fiano era uno spumantino ottenuto dalla filtrazione di una base di vino, con tanto residuo zuccherino, e lasciata rifermentare il bottiglia dopo la pausa del freddo invernale) – è piuttosto scarno.
In quest’ottica la degustazione di anche solo 6 annate insieme – come quella proposta ieri per l’inaugurazione di Bianchirpinia, all’Hotel La locandina di Aiello del Sabato (Avellino) – è estremamente interessante.
L’annata 2002 non ha bisogno di presentazioni. E’ al momento, tra quelle di questo secolo, quella costantemente citata come la più nefasta, a causa delle piogge. Rientra, per l’andamento climatico e le difficoltà di sua gestione, nella rosa di quelle più ostiche di sempre.
Negli ultimi anni, però, dopo averla mediaticamente massacrata, si son sollevate voci a sua difesa.
Negli ultimi anni, però, dopo averla mediaticamente massacrata, si son sollevate voci a sua difesa.
In effetti è una vecchia regola del vino che prima o poi si deve imparare: la natura ha l’ultima parola!
Si: la 2002 – specie quando il vigneron non ha saputo compensare con l’ingegno e l’esperienza – non è felice, ma non è neanche da buttare. Anzi.
Si: la 2002 – specie quando il vigneron non ha saputo compensare con l’ingegno e l’esperienza – non è felice, ma non è neanche da buttare. Anzi.
Il vino di quest’annata, contrariamente a quanto alcuni hanno pensato, merita di stare al mondo. E merita anche una orizzontale che non sia puro atto di fede.
I campioni dell’annata di 2002, sicuramente non pesi massimi nella loro categoria, parlano di una evoluzione senza inciampi. I vini – consistenti nel bicchiere – non sono tutto scheletro, ma l’acidità, anche se in evidenza, è ben ancorata al corpo del vino.
I campioni dell’annata di 2002, sicuramente non pesi massimi nella loro categoria, parlano di una evoluzione senza inciampi. I vini – consistenti nel bicchiere – non sono tutto scheletro, ma l’acidità, anche se in evidenza, è ben ancorata al corpo del vino.
VILLA RAIANO 78
Ancora perfettamente integro anche se decisamente più stanco dei suoi fratelli in degustazione. Il colore oro zecchino con alcuni riflessi ambrati suggerisce già un’evoluzione più rapida, del resto. In evidenza al naso le note di albicocca secca e minerali. Marcata in bocca la corsa di acidità e sapidità che nel complesso lo rendono un po’ sgarbato. Discreta la persistenza e gradevoli i ritorni di amaretto.
MASTROBERARDINO 90
Un campione che esprime sovranità. Elegante al naso, pieno e gradevole in bocca. Il Fiano è colto nella sua espressione più pura, con i sentori da vitigno semiaromatico che gli vengono attribuiti a cui fanno da corredo ampie note minerali. In bocca è polposo e fresco; pieno e lungo. Un gran esempio di classicità.
PIETRACUPA 86
Il più gentile della batteria, ma anche il più sorprendente. Sulle prime si concede con note fiorite e aggraziatamente mielose. Ma poi emerge dal bicchiere un ruggito minerale che ne è il beat più vero. In bocca scatta in avanti con la sua freschezza per poi conquistarla con le note agrumate e sapide. E’ lieve e convincente nella sua coerenza naso bocca, un filo troppo rapido nell’uscita.
VILLA DIAMANTE 83
Un vino che è un’adorabile trappola per amanti dei vini assolutamente diversi dagli altri, quasi inconfondibili nel “manico”. La bocca è sofisticata, elegante nel senso più evanescente del termine. Note di fiori bianchi sconosciuti suggeriscono un viaggio in Oriente frenato solo dai ricordi di mandorla amara che si muovono sullo sfondo. Di tutt’altro ritmo la bocca: concreta con i ricchi rimandi minerali e di frutta secca. Decisamente non “tipico” , ma con molte buone scusanti.
CANTINA DEL BARONE 78
Più carico il dorato di questo campione rispetto agli altri. Un naso intenso e di buona fragranza, con note di ananas maturo e fiori gialli. Ma anche con lieve sospiro erbaceo – sul delicato sfondo minerale – che gli fragranza. In bocca cambia passo. L’ingresso è fresco e deciso, ma lo sviluppo in bocca non lineare. Pur essendo nell’insieme scomposto, ha un finale sottolineato da un gradevole sbuffo sulfureo.
Ammirevole esempio dell’evoluzione possibile del Fiano in un’annata difficile ad opera di un’azienda piccola che aveva ancora, al tempo tante annate davanti per perfezionarsi.
TERREDORA81
Un campione che al naso mette subito in evidenza note più dolci degli altri, con qualche accenno vanigliato. La frutta a polpa gialla matura è integra e golosa. Un campione che ha dalla sua una rispettabile coerenza naso bocca. Anche nello sviluppo di bocca la morbidezza è protagonista, con ricordi ancora vanigliati ma non stucchevoli. Buono l’equilibrio e la fusione di tutti gli elementi.