Il sabato mattina a Via Tribunali si comincia presto con i capannelli di gente di fronte alle pizzerie più note. C’è chi è disposto ad affrontare due ore di attesa per quella pizza o quella frittatina.
O c’è chi, sfinito, ripiega su un locale meno affollato.
Sin dalle 11,30 davanti alla pizzeria di Gino Sorbillo la fila comincia ad allungarsi.
Non so bene se sia più la pizza – buona, grande e a buon mercato – o la leggenda alimentatasi in questi ultimi anni intorno a questo ragazzo che si è fatto da sé, con la sola forza di una storia, ad esserne la ragione.
Gino imperversa in tv e sui social con la sconcertante semplicità di chi sembra fare le cose con il cuore. E, sebbene può sembrare perfino troppo bello per esser vero, c’è davvero qualcosa di toccante in questo scugnizzo che diventa sempre più un consumato uomo d’affari.
Tra lo scegliere le migliori location (Sorbillo a Milano, Lievito Madre a Via Partenope, la pizza fritta di Esterina a Piazza Trieste e Trento o di fronte al Diana al Vomero ne sono un esempio) e il sapersi inventare sempre un allestimento indovinato e un concept divertente, Gino non ne sbaglia una.
Qualcuno – mi includo – vorrebbe un giorno firmasse tutte le pizze che hanno il suo nome. Che facesse la pizza straordinaria che degusti, fatta da lui, nelle grandi occasioni. Ma lui pensa prima a Via Tribunali e alla idea di pizza che ha imposto lì: equa, saporita, grande, fine di pasta e bassa di cornicione. E rimanda i piani più sofisticati e personali alla pensione, a quando si sarà stancato di creare nelle notti insonni. C’è troppo da fare.
Di fatto, acquisendo e rinnovando i locali intorno alla pizzeria Sorbillo che fanno parte della sua storia- Casa della Pizza, il piccolo Da Esterina dedicato alla pizza fritta e quello ampio su tre livelli che di recente ha dedicato alla pizza scaramantica – Gino ha creato un piccolo (non troppo piccolo, invero, con i suoi 200 posti a sedere complessivi) gioiello dedicato alla pizza nella sua Via Tribunali. Qualcosa che odora di Rossa.
E Lo ha fatto senza badare a spese in fretta e ci ha messo tanto di quel gusto che – aggiunta alla Nastro Azzurro una piccola quanto significativa quantità di birra artigianale Baladin etichettata Sorbillo (mica una cosa da poco!), i bicchieri da degustazione da birra e da vino – alla fine il risultato è la più bella pizzeria della regione.
Luci soffuse, opere di artisti contemporanei, un po’ di oggetti vintage, ampie scalinate che collegano i livelli messi in luce da botole di vetro, prospettive inaspettate e, dove non tutti vanno a guardare: un’area cottura funzionale dotata di due forni e una lavaggio ampia e impeccabile.
L’atmosfera del locale è nel complesso un po’ esoterica. Salendo e scendendo per le scale sembra di ripercorre i passi dell’opera dantesca. Al piano interrato – Inferno – i quattro tavoli dedicati al privè utili a sfuggire alla calca e condivisi solo con una teca che presto ospiterà opere di artisti; al piano strada, la sala storica e quella con il bellissimo tavolone a forma di ferro di cavallo che sembra occupare tutta lo spazio in maniera poco utile al business , ma che in realtà per Gino fra ritrovare alle coppiette di amanti e amici il piacere della chiacchiera sussurrata. E funziona alla grande, ruotando spesso.
Poi , su in Paradiso, al primo piano, la sala ampia e rumorosa di sempre.
Le pizze sono migliaia al giorno a prezzi ragionevolissimi. Che volere di più?
Pizzeria Gino Sorbillo
www.sorbillo.it