E’ sempre un buon giorno quando dedichi una mezza mattina a una degustazione di valore, con persone di valore. Come i fratelli Giampiero e Francesco Rillo di Cantine Tora.
La presentazione di cinque annate della Vintage Collection di Kissos di Cantine Tora, azienda nata nel 2001 nel Taburno, al Palazzo Petrucci, con il Golfo e il Vesuvio di fronte, merita.
A descriverle, con precisione, è la sommelier Nicoletta Gargiulo con il supporto dell’enologo Angelo Valentino che ha raccontato progetto e vigna e che li segue dal 2007.
Cinque annate di Kissos, una etichetta la cui prima annata è stata la 2004.
Di fronte a me ci sono i calici della 2018, 2017**, 2016, 2015** e 2012.
E’ assolutamente da premettere che non sono nuova alla idea di un bianco e di una Falanghina che sfida il tempo. Il Kissos dimostra che 5 anni di affinamento non bastano, grazie ad alcuni fattori: alla altitudine e ai terreni misti o sciolti. Ma anche ad alcuni aspetti spiegati da Valentino che fanno si che questo vino sia un maratoneta per lunghissime distanze, sin dalla vigna: la scelta del portainnesto, l’uso scientifico della luce e della macerazione su pianta e, infine, della scrupolosa valorizzazione del terreno.
Siamo di fronte a una Falanghina in tutto pensata per sconfiggere i luoghi comuni sui bianchi, su quelli da Falanghina e forse anche sui vini sanniti in genere.
Kissos non è un vino, è molti vini. Non è una falanghina che sfida il tempo, solo. E’ nel tempo, lo rappresenta.
Mostra in maniera unica una grande variabilità alla degustazione, in linea con la annata. E coerentemente con il progetto agronomico e di cantina.
Ho particolarmente apprezzato la 2017 e la 2015. Una per la sua capacità di ammaliare, elegante e ricca. L’altra per la sua completezza e godibilità, perchè ha già un profilo che dice del Kissos, quale potrebbe essere a fine della sua corsa.
A Palazzo Petrucci prima i vini e poi gli assaggi di Lino Scarallo.
Un invito di #dipuntostudio.