In occasione dei festeggiamenti per il cinquantenario Salvatore Grasso, che avevo conosciuto alcuni anni anni fa durante l’intervista per la realizzazione della mia Guida, aveva passato lungo tempo al banco, invitato dai clienti. Mi han raccontato.
A Serino, dove ero per degustare l’Anteprima di Taurasi 2009, sua nipote Germana mi ha annunciato che Salvatore è scomparso. Era in pizzaiolo in attività più anziano di Napoli.
“Salvatore Grasso, il fondatore della Pizzeria Gorizia 1962 – scrive la sua famiglia sul sito del locale – aveva vissuto la tragedia della Seconda Guerra Mondiale. Era soldato sull’isola di Cefalonia quando fu firmato l’armistizio. È sopravvissuto a due affondamenti ed ai campi di concentramento tedeschi. Diceva che essere tornato a casa era stato un dono, per questo programmava l’esistenza, ma viveva alla giornata. Come fanno i saggi.
Don Salvatore era un ottimista, uno spirito saldo, un semplice, nel senso migliore del termine, ed era un uomo pratico e schietto, innamorato di Napoli e di ciò che di genuino ancora questa città riesce ad esprimere. Era caparbio ed ostinato, perché seguiva la sua strada, e per questo ha avuto un cuore giovane fino alla fine. È stato un lavoratore instancabile, attaccato a quel piccolo grande mondo che è riuscito a creare con tenacia e a tramandare con affetto”.
Salvatore, con cui avevo scattato una delle pochissime foto che ho voluto mi ritraggano con qualche pizzaiolo (o produttore in genere), mi aveva raccontato, con un brillio negli occhi, del suo passato. La sua passione per il suo lavoro.
La scomparsa del Decano della pizza Salvatore Grasso
“Non le conto più – mi aveva detto – le pizze che ho fatto nella mia carriera: ‘una cosa come 40 milioni’. Intanto il figlio Salvatore ridacchiava ricordando che non molto tempo prima diceva fossero ’20 milioni’. Poco importa – concludevo – nei tempi d’oro dell’andirivieni tra lo stadio Collana e il teatro Diana, di calciatori e attori alla Pizzeria Gorizia, questo è certo, andavano via in una sera circa 70 tavole di pasta. Pari a oltre un migliaio di pizze.
Nella recente assemblea dell’Associazione Verace Pizza a Napoli , era stato insignito con altri vecchi pizzaioli, di un premio come Decano della pizza per il suo contributo alla storia della pizza napoletana. Non era potuto venire a ritirarlo.
Peccato io non abbia avuto occasione di tornare a incontrare Salvatore, la sua arte avrebbe meritato un video e una lunga intervista. Mi spiace proprio.