Ero veramente curiosa. Dal Moma di New York, città nella quale ho trascorso l’ultima settimana, avevo lanciato un appello via Facebook al quale aveva risposto Diana Cataldo, l’ottima curatrice dell’ufficio stampa di Anteprima Taurasi.
Così Paolo De Cristofaro, responsabile per la Campania del Gambero Rosso, dunque, racconta il millesimo 2005 del Taurasi, a margine della valutazione fattane lo scorso 28 febbraio da parte di una qualificata commissione presieduta dall’enologo Luigi Moio e formata dai migliori tecnici operanti in provincia di Avellino: “Se fosse un romanzo, la vendemmia 2005 sarebbe un appassionante giallo ricco di colpi di scena, uno di quei thriller, insomma, nei quali buoni e cattivi svelano la propria indole solo all’ultima pagina”.
4 stelle il giudizio finale. Un’annata ottima dunque.
“Là dove i precedenti millesimi si erano contraddistinti per un andamento tutto sommato lineare – continua De Cristofaro – pur negli estremi di annate come 2002 e 2003, la 2005 si distingue per essere una stagione controversa a causa delle abbondanti piogge autunnali che hanno interessato buona parte del Bel Paese e hanno condizionato la raccolta, pur con significative differenze”. Decisivi come mai, in una situazione del genere, il lavoro, le scelte e le sensibilità dei singoli viticoltori. In tutta Italia come in Irpinia. Scrive ancora De Cristofaro nel suo lungo report, del quale riporto alcuni stralci: “Anche per il Taurasi la 2005 è l’annata delle eccezioni e della variabilità: le precipitazioni di settembre hanno reso più difficili le condizioni di lavoro ma l’incidenza non è stata la stessa per tutte le sottozone e per tutti i produttori. Il rallentamento della maturazione causato dalle escursioni termiche e dalle piogge ha contribuito allo sviluppo di un corredo aromatico originale ed energico, portando in primo piano profumi di frutta fresca e di erbe aromatiche, quasi sempre accompagnate da un deciso timbro minerale e balsamico… Insomma: la 2005 sarà ricordata come un grande millesimo per quanto riguarda identità varietale e complessità aromatica… Da un punto di vista quantitativo, la 2005 è un’annata piuttosto scarsa per l’aglianico, specialmente se rapportata all’abbondante vendemmia 2004. In linea con i trend degli ultimi anni, diminuisce ulteriormente la produzione di aglianico destinato a Taurasi Docg. A fronte di 830,17 ettari iscritti all’Albo dei vigneti, le denunce di produzione si riferiscono ad una superficie vitata pari a 262,46 ettari. Da questa superficie sono stati prodotti 14.999,21 quintali di uva e 9.749,65 ettolitri, pari a 1.299.953 bottiglie di Taurasi Docg della vendemmia 2005″.
Le riflessioni e i risultati emersi durante la sessione tecnica, verranno illustrati nel corso dell’incontro-presentazione con i produttori irpini, guidato dal giornalista Luciano Pignataro, che si terrà nel tardo pomeriggio di sabato 7 marzo. Le considerazioni che ne verranno fuori saranno immediatamente confrontate con quelle che emergeranno dopo la degustazione riservata alla stampa, prevista per la mattina di domenica 8 marzo.
Di seguito il testo integrale delle opinioni degli enologi che hanno partecipato alla seduta:
Luigi Moio: “Che la 2005 non sia stata un’annata facile è abbastanza evidente: fino al periodo di pre-vendemmia la natura ha fatto bene, poi si è rivelato fondamentale il lavoro dell’uomo, in particolare per quanto riguarda il diradamento, funzionale all’arieggiamento delle piante. Provando a formulare un primo giudizio, comunque, penso si tratti di un millesimo destinato a dare grandi soddisfazioni a chi assaggerà senza preconcetti. Le bucce più sottili hanno consentito una cessione di antociani più facile e i vini hanno colori molto belli, profumi freschi e definiti, adeguati livelli di acidità, tannini in alcuni casi duri ma più maturi che nel 2004. In definitiva un’annata di grande eleganza e compostezza, con ottime prospettive di invecchiamento”. Fortunato Sebastiano: “Gli assaggi di questi mesi fanno pensare a dei Taurasi 2005 caratterizzati da una sobria austerità e soprattutto da profumi ampi e complessi, mai urlati, con uno spettro olfattivo nel quale frutta e spezie sono in buon equilibrio. La classica irrequieta freschezza dell’aglianico assicurerà un buon invecchiamento e grandi terziari per una vendemmia molto convincente, seppur contraddistinta da un forte eterogeneità di risultati ed interpretazioni”. Vincenzo Mercurio: “La 2005 sembra essere la classica annata elegante, dotata di freschezza, nerbo e sapore, molto vicina al mio gusto personale. Dal punto di vista dell’equilibrio strutturale sembra essere leggermente inferiore alla 2004, ma buona parte dei Taurasi 2005 potrebbero uscire molto bene alla distanza, regalando belle sorprese fra qualche anno”. Massimo Di Renzo: “La vendemmia 2005 è stata per molti aspetti vicina alla 2004, con una quantità sensibilmente inferiore e una qualità alquanto eterogenea, in cui la vera differenza è stata fatta dal lavoro in vigna. Chi si è mosso bene ha ottenuto dei vini dotati di grande complessità olfattiva e spiccata originalità. Sono Taurasi che non mirano a stupire per concentrazione e struttura ma che brillano nelle migliori espressioni per carattere, freschezza, articolazione aromatica e, non ultima, notevole riconoscibilità delle sottozone di provenienza”. Roberto Di Meo: “Fino alla fine di agosto, la stagione 2005 faceva prevedere una vendemmia straordinaria in quanto le condizioni climatiche erano perfette, con escursioni termiche molto favorevoli. Le piogge di settembre hanno modificato tali aspettative, ma chi ha potuto attendere il mese di novembre per la raccolta ha ottenuto dei risultati molto interessanti, trovando uve ricche di sostanze polifenoliche e soprattutto di aromi varietali per vini ricchi, complessi, ben strutturati e adatti all’invecchiamento”. Pierpaolo Sirch: “L’eterogeneità dell’annata si rispecchia soprattutto nella maturazione dei tannini. Diversi vini tra quelli assaggiati presentano dei tannini duri e gessosi che probabilmente avranno bisogno di molto tempo per ammorbidirsi”. Lucio Mastroberardino: “L’aspetto più interessante è la presenza di un minimo comune denominatore dell’annata che in questo caso è senza dubbio la grande presenza acida. Una durezza in evoluzione che fa immaginare ottime cose, soprattutto in prospettiva”. Raffaele Inglese: “E’ un’annata tutto sommato non molto distante dalla 2004: potrebbe essere molto longeva soprattutto grazie alla componente acida molto in evidenza, rafforzata da tannini in evoluzione. Buona la concentrazione, tipici e variegati i profumi”.