“Cosa ci faccio ancora qua?” si sarà chiesto almeno una volta in questi giorni ogni napoletano. Me inclusa.
Sconforto e euforia, amore e odio. Napoli è croce e delizia di chi la abita. Chi la ama piange in questi giorni ancora a vederla protagonista di una passione che la fa contorcere vittima di terribili sofferenze. Ma ogni volta che si tocca il fondo dello sconforto si scopre che c’è n’è uno più giù, più in fondo, e allora escono fuori le risorse nascoste, la voglia di alleggerire e perfino di ridere.
Come quando sprofondati in un pianto dirotto si passa a un riso fragoroso.
I Paesi più disperati del Mondo sono quelli dove non manca il sorriso per nessuno, dove si condivide il meno con i più. La munnezza è ancora in strada (si spera per poco) e la gente ha voglia di combattere a colpi di risate.
Qualcosa del genere, pensando ad alcune mie esperienze nei Sud del Mondo, mi è venuta in mente girando i questi giorni per la città. Riflessioni che Luciano Pignataro, orecchio teso sul cuore del territorio in tutte le sue forme, ha pubblicato sul suo blog (vai). E che ringrazio.