Incolore, insapore e inodore. Abbiamo tutti imparato cosi’ da bambini a pensare all’acqua. Ancora oggi, a tavola, i commensali, per ben “educati” che siano, si limitano quasi sempre a scegliere solo tra “gassata” e “naturale”. Un pò come una volta si sceglieva unicamente fra vino bianco e rosso.
Ne è passata “di acqua sotto i ponti” però da allora. Oggi alcuni ( ancora troppo pochi) ristoratori hanno scoperto il valore aggiunto di proporre al cliente una Carta delle acque minerali. E con ragione: se su una tavola può, al più, mancare il vino, l’acqua non manca mai.
Nella gran parte delle occasioni di consumo i due prodotti, svolgendo funzioni diverse, sono complementari. In poche altre si contendono il cliente. Come quando esigenze di ordine pratico, come lo svolgimento di una riunione di lavoro, suggeriscono di tenersi freschi e reattivi.
Allora l’appeal del vino segna il passo.
In qualche modo fino a tempi relativamente recenti la storia di acqua e vino ha camminato parallelamente, poi quest’ultimo ha fatto il gran salto. Le carte dei vini di un buon ristorante segnala dalle 500 alle 1000 referenze. O più. Spazia nel territorio a quale l’esercizio appartiene, nel nazionale e poi si allarga all’internazionale. Si amplia e approfondisce lungo diverse direttive andando a toccare terra dopo incredibili traversate per i mari del Mondo.
Un’ acqua leggera si presenta al gusto, come il vino, con poco corpo. Offre un’esperienza “diluita”. E’ ormai un fatto noto, infatti, che man mano che aumentano i sali disciolti, anche l’acqua assume una crescente personalità. Ma non sono solo questi i punti di contatto. La struttura geologica del terreno e delle rocce presenti alla fonte o durante il suo percorso, le imprimono caratteristiche organolettiche assolutamente riconoscibili. Per una ottimale degustazione occorre che l’acqua non sia servita ad una temperatura troppo bassa, che il tovagliato consenta di valutarne la limpidezza o le bollicine, e che si scelga il bicchiere giusto. Ed ecco che diventa possibile apprezzarne limpidezza, effervescenza, odore e gusto. Frizzanti, Lievemente frizzanti, Effervescenti naturali e Piatte sono le grandi famiglie nelle quali sono suddivise le acque. A loro volta suscettibili di suddivisioni. Quando presente in ristorante, una Carta dedicata a loro, dunque, presenta il suo grado di “difficoltà”. “Piacere”, direi.
Come orientarsi, come imparare a riconoscerle? L’Associazione Degustatori di Acque Minerali (Adam), nata a Bologna nel 2002, in maniera non dissimile da quanto fanno per il vino Associazioni come l’Ais, promuove la cultura dell’acqua attraverso iniziative, pubblicazioni e corsi. Sul suo sito è possibile dare una lettura alla Carta delle acque minerali, per avere una prima idea dell’argomento. Offrire al cliente una scelta di acque minerali adeguata, esaltare con un servizio corretto le loro caratteristiche organolettiche contribuiscono ad accrescere il prestigio di un locale. E sopratutto il loro abbinamento al cibopuò sottolineare in maniera ottimale il gusto dei piatti. Sulla mozzarella e sulla pizza, solo per citare due piatti comuni, andranno bene rispettivamente, dicono gli esperti, una Effervescente Naturale Minimamente Mineralizzata e una Frizzante Minimamente Mineralizzata. Ovvero con un residuo fisso inferiore a 50 mg/l. Il tutto è codificato affinchè anche l’acqua, disancorata dalla sua mera funzione dissetante, contribuisca a rendere unica l’esperienza gustativa . Acqua e vino acerrimi nemici? Niente affatto: fratelli diversi.
Ne è passata “di acqua sotto i ponti” però da allora. Oggi alcuni ( ancora troppo pochi) ristoratori hanno scoperto il valore aggiunto di proporre al cliente una Carta delle acque minerali. E con ragione: se su una tavola può, al più, mancare il vino, l’acqua non manca mai.
Nella gran parte delle occasioni di consumo i due prodotti, svolgendo funzioni diverse, sono complementari. In poche altre si contendono il cliente. Come quando esigenze di ordine pratico, come lo svolgimento di una riunione di lavoro, suggeriscono di tenersi freschi e reattivi.
Allora l’appeal del vino segna il passo.
In qualche modo fino a tempi relativamente recenti la storia di acqua e vino ha camminato parallelamente, poi quest’ultimo ha fatto il gran salto. Le carte dei vini di un buon ristorante segnala dalle 500 alle 1000 referenze. O più. Spazia nel territorio a quale l’esercizio appartiene, nel nazionale e poi si allarga all’internazionale. Si amplia e approfondisce lungo diverse direttive andando a toccare terra dopo incredibili traversate per i mari del Mondo.
Un’ acqua leggera si presenta al gusto, come il vino, con poco corpo. Offre un’esperienza “diluita”. E’ ormai un fatto noto, infatti, che man mano che aumentano i sali disciolti, anche l’acqua assume una crescente personalità. Ma non sono solo questi i punti di contatto. La struttura geologica del terreno e delle rocce presenti alla fonte o durante il suo percorso, le imprimono caratteristiche organolettiche assolutamente riconoscibili. Per una ottimale degustazione occorre che l’acqua non sia servita ad una temperatura troppo bassa, che il tovagliato consenta di valutarne la limpidezza o le bollicine, e che si scelga il bicchiere giusto. Ed ecco che diventa possibile apprezzarne limpidezza, effervescenza, odore e gusto. Frizzanti, Lievemente frizzanti, Effervescenti naturali e Piatte sono le grandi famiglie nelle quali sono suddivise le acque. A loro volta suscettibili di suddivisioni. Quando presente in ristorante, una Carta dedicata a loro, dunque, presenta il suo grado di “difficoltà”. “Piacere”, direi.
Come orientarsi, come imparare a riconoscerle? L’Associazione Degustatori di Acque Minerali (Adam), nata a Bologna nel 2002, in maniera non dissimile da quanto fanno per il vino Associazioni come l’Ais, promuove la cultura dell’acqua attraverso iniziative, pubblicazioni e corsi. Sul suo sito è possibile dare una lettura alla Carta delle acque minerali, per avere una prima idea dell’argomento. Offrire al cliente una scelta di acque minerali adeguata, esaltare con un servizio corretto le loro caratteristiche organolettiche contribuiscono ad accrescere il prestigio di un locale. E sopratutto il loro abbinamento al cibopuò sottolineare in maniera ottimale il gusto dei piatti. Sulla mozzarella e sulla pizza, solo per citare due piatti comuni, andranno bene rispettivamente, dicono gli esperti, una Effervescente Naturale Minimamente Mineralizzata e una Frizzante Minimamente Mineralizzata. Ovvero con un residuo fisso inferiore a 50 mg/l. Il tutto è codificato affinchè anche l’acqua, disancorata dalla sua mera funzione dissetante, contribuisca a rendere unica l’esperienza gustativa . Acqua e vino acerrimi nemici? Niente affatto: fratelli diversi.