Li chiamano “non luoghi”, eppure lo sono sempre di più, attrezzati come sono perchè le persone, coppie e famiglie intere, possano trascorrervi intere giornate senza mai respirare l’aria esterna: tra l’enoteca, il cinema, la pizzeria e i negozi. Luoghi completamente artificiali nei quali si compiono sempre più spesso azioni assolutamente naturali, come l’approvvigionamento di cibo, il gioco dei piccoli e la socializzazione. Sono i centri commerciali. Uno di questi è il Centro Commerciale Campania di Marcianise: 200 mila metri quadri di superfice totale, 180 negozi, 25 ristoranti e bar, 11 sale cinematografiche per un totale di 2500 posti e 7mila posti auto (vai al post precedente).
Il loro centro geometrico si chiama piazza, una piazza che assume davvero la sua funzione tradizionale, dedicata come è a eventi musicali, proiezioni audiovisive, spettacoli teatrali e presentazioni di libri. Su di essa affacciano le vetrine, il sole la illumina, ci sono alberi, tavolini e sedie per la sosta. E’ il punto di aggregazione e di incontro, il luogo dove ci si riposa dello sfavillio delle vetrine, del sali e scendi delle scale mobili e dei piani, del su e giù di persone, carrelli, carrozzini, cagnolini e bambini in corsa.
Le cattedrali del gran consumismo di massa ospitano sempre più spesso momenti dedicati alla riflessione e al bello nelle sue molteplici forme. Vi si svolgono, per la gran parte, incontri di qualità, non iniziative buttate lì a caso. La tendenza è quella di entrare in contatto con un pubblico che l’arte l’apprezza, che potrebbe apprezzarla. O che dovrebbe.
In Italia, e al Sud in particolare, è registrato dalle statistiche, la Grande Distribuzione Organizzata, sebbene sempre più considerata la cura al mal di caro vita, non è diffusa ai livelli di altri Paesi europei. Sopravvivono fieri, più che altrove, i piccoli esercizi. Eppure si fanno sempre più seduttivi i centri commerciali e gli altri loro cugini. In questi luoghi di abituale frequentazione di una popolazione eterogenea, gli spettacoli e gli eventi culturali in genere, resi disponibili a tutti gratuitamente, si fanno un importante veicolo di cultura. Un messaggio del genere passa più naturalmente se chi lo riceve è disposto al meglio, se è rilassato come può essere nell’atto di far spesa o di divertirsi in compagnia. E sopratutto va dove ce n’è necessità.
Tutta questa riflessione nasce dall’interesse che mi ha suscitato l’iniziativa del prossimo 3 luglio (ore 18,30) al Centro Commerciale Campania. Crescenzio Sepe presenta il suo nuovo libro “Non rubate la speranza” edito da Mondadori. Il Cardinale racconta Napoli nella sua verità, “proprio mentre tanti ne scrivono e, spesso, ne danno una lettura tragica e scompensata”, a due anni di apostolato nelle strade, nelle periferie e tra la gente. “Testimoniare la speranza” è il compito e l’accorato appello dell’Arcivescovo di Napoli.
Interviene don Gennaro Matino, vicario episcopale della Curia di Napoli che nel suo blog “In cerca della speranza perduta” sul sito di Feltrinelli (vai), commentando il libro di Sepe afferma “La città ha bisogno di spazi di speranza, la città non deve dimenticare di essere all’altezza di grandi eventi. Napoli deve poter credere che, sulle immagini buie di Gomorra, si può ricostruire la città del sole. «Dopo Gomorra, c’è la città di Dio!», ha affermato il direttore del Tg1 Gianni Riotta, che nel libro del Cardinale ha trovato una via d’uscita a quel baratro di delinquenza descritto dall’amico Saviano”.
L’ingresso a Piazza Campania è libero.