Conclusesi da poche ore le prime abbuffate delle feste, si tirano le somme. Lo avevo anticipato (vai): puntualmente arrivano i dati sui consumi natalizi. Ne parla un articolo de Il Sole 24 Ore di ieri, cui vi rinvio (vai), che riporta i dati di Coldiretti.
Si sono spesi 7 miliardi di euro, il 10% in meno rispetto all’anno scorso. Gli italiani, afferma il quotidiano, hanno deciso di risparmiare sul cibo, ma (per fortuna) non sulla qualità, preferendo ai prodotti più costosi. E va avanti con i dati relativi alla città di Milano.
Se davvero gli italiani avessero scelto di selezionare di più, il dato non sarebbe poi tanto negativo. Le famiglie diventano sempre più consapevoli di ciò che e sano e buono, e sempre meno numerose e quindi possono permettersi di mettere in tavola eleganti e minimaliste tartine al salmone e al caviale, una bottiglia di champagne, piuttosto che puntare sulla quantità, quella che riempe lo stomaco a grandi e piccini.
In Campania, a Napoli per esempio, con poche luminarie accese nelle strade, negozi pieni di gente che entra e esce, mercatini poco affollati o pieni a ondate di gente che gira a vuoto (mi hanno riferito i venditori delle bancarelle), si è sentito a naso che c’è qualcosa non gira per il verso giusto.
Dire cosa sia, non è facile a dirsi senza sconfinare nella politica, o anche solo nel campo istituzionale.
Se Keynes dava da fare e disfare buche per tirar su l’economia, ai giorni nostri c’è chi scava la fossa sotto ai piedi agli italiani. Nasce spontanea una sola considerazione (perfino a me che rifuggo dalle considerazioni di questo genere, ma che mi sento in pace, ritenendo sia una mera costatazione di fatto, che non vuole avere colore politico): come si fa a non avere il morale sotto i tacchi, a pensare al peggio e a chiudere i cordoni della borsa, se ad ogni appuntamento con l’informazione qualcuno grida che il nostro Governo sta per cadere, anche quando non è strettamente necessario ripeterlo? Ci si sente come un animale con le zampe rotte, in agonia, in attesa che qualcuno gli spari un colpo in testa. Ben venga l’ideologia di opposizione se non si dispone di altre, ma la si usi quando i benefici sono almeno un pò maggiore dei guasti. Chiudo con questo post la parentesi politica per il 2007. Non è questa la mia specialità.
Preferisco, magari peccando di parzialità, parlare dell’Italia e della Campania “che vanno”, quelle della cultura e dell’agroalimentare. In queste oasi di pace, si, che c’è da tirare un sorriso di sollievo.