Un paio di giorni fa segnalavo per “Parola di web” l’articolo relativo alla collezione storica di quella azienda di Udine che si è vista dare ragione dal Tribunale di sorveglianza di Bolzano in quanto a liceità della commercializzazione di bottiglie con etichette di gusto dubbio raffiguranti gerarchi fascisti piuttosto che icone comuniste (leggi il post).
Franco Ziliani nelle sue Enoriflessioni su Vinoalvino commenta anche lui ironico il fatto, definendolo un marketing dell’apparenza e della nostalgia. Vi invito a leggerlo.
Ricorda anche Ziliani che secondo quanto scritto dal Corriere della Sera, sarebbero ben 20.000 le bottiglie di Hitler vendutre l’anno scorso. Del contenuto, concorda Ziliani, a questi nostalgici non interessa quanto del contenitore.
Ho immaginato di far visita a qualcuno dedito a queste collezioni e scoprirne la casa disseminata di questi e di altri oggetti. E se gli venisse in mente di stappare una di quelle fameliche bottiglie?
Poco male: almeno potrei dire di sapere quale è il gusto di un sorso di nostalgia. No?
Mentre, sollecitata da Ziliani, riflettevo sul buon gusto di questi collezionisti, mi è saltato in mente di andare a vedere cosa propone il web nei siti di aste on line, tipo Ebay, con parole chiave come Hitler e Stalin. Il risultato è molto interessante. C’è di tutto: libri, ritratti, monete, francobolli e così via. E per tutti i prezzi. Vino non ne ho trovato.
Andando indietro con la memoria, poi, mi sono ricordata di un altro vino che all’epoca suscito’ la mia curiosità in quanto a rapporto tra forma e sostanza. Sebbene qui si tratti di tutt’altra storia. Penso a una bottiglia dedicata al Pibe de oro lanciata, se non erro, sul mercato nel 2003. Il concetto di base, anche lì, è quello di sfruttare l’icona, dello sport questa volta, per vendere il prodotto. Ma a quale target si rivolge l’azienda che sceglie una tale strategia di marketing: ai patiti del calcio o agli estimatori del vino?
Se i due non hanno un comune profilo, alla lunga, il vino, pur con l’effige del campione, non si vende: il patito del calcio gli si preferirà sempre un articolo sportivo, mentre l’appassionato di vino ne comprerà una bottiglia per farla coprire di polvere su uno scaffale o regalarla ad un amico patito che non la degusterà mai. Il giro si chiude.
E’, come dice Ziliani, una questione che si spiega con quello che chiama il marketing della nostalgia. Ma c’è nostalgia e nostalgia, per fortuna.
Ma c’è anche dell’altro.
A romanticismo e scaramanzia un articolo di Panorama di aprile, infine, attribuiva il successo delle bottiglie, con prezzi dai 12 ai 60 euro, lanciate in occasione del ritorno in A del Napoli. Si tratta del cuvèe di prosecco e chardonnay e di Falanghina campana con su il logo del Napoli Calcio che si trovano nelle enoteche e nei locali vicini alla squadra del Napoli.
Insomma sulle motivazioni di acquisto di un vino, sembra, i nostri esperti di marketing, devono ritornare ad indagare. Se davvero un’azienda riuscisse a convincere solo il 10% della popolazione napoletana che c’è una relazione tra i suoi vini e la buona fortuna, ad esempio, avrebbe risolto ogni suo problema di mercato.