E’ dura stare attenti alla bilancia con il lavoro che faccio. La pesantezza, il grasso che si accumula e la circolazione lenta le chiamerei malattie professionali. Gli amici mi regalano curiosità enogastronomiche di ogni tipo. Più sono curiosi il nome o la confezione, più ritengono sia cosa buona e giusta per me. La mia voracità (e per fortuna anche il mio palato attento) sono proverbiali.
Di piccoli strappi, così, al mio regime alimentare ce ne sono una serie infinita. Il mio caro amico omeopata nutrizionista si è rassegnato a creare una dieta nella quale, contro ogni suo principio, ha inserito il vino. Ho trascorso novembre e gennaio a mangiar finocchi e insalata ogni giorno che seguiva una degustazione.
Agli strappi fatti, si aggiungono quelli che sono i tradimenti non consumati. Alcuni ritengono siano i peggiori. Quanti nella mia vita! Quando ci penso, rido e mi consolo pensando che posso essere feliche che la ragione abbia, alla fine, trionfato sulle tenebre.
Oltre ad avere un naso da cane per tartufi (il che a volte mi crea degli incovenienti), un accentuarsi della percezione delle sensazioni saporifere, ultimamente, mi priva di godere fino in fondo delle patatine fritte, quelle belle unte che solo gli amanti del genere a volte praticano come rito autodistruttivo.
I peccati piu’ grandi, sono quelli fatti con la testa, dicevo.
Ieri sera sono andata a letto con due chef sloveni, un uomo e una donna. Guardavo i loro profili sul sito di Identità Golose e ho sognato di andarli a trovare. Ovviamente, per le ragioni che potete immaginare. Turismo, che credete!
Di ritorno da Zanzibar dove ho mangiato riso, verdure, pollo, pesce, calamari, alternativamente in salsa di curry, masala e cocco, mi sono spuntati in mente il Gattò delle Due Sicilie di Mario Avallone con il ripieno di melanzane, la Pizza Non ti Scordar di me di Cosimo Mogavero con i filetti di pomodorino e ricca in formaggio grattugiato e, non ultima, la Pizza fritta con la foglia di limone di Enzo Coccia.
Dalla dispensa allora ho scelto, tra i legumi, Le Lenticchie dell’Ecuador (coltivati da piccoli produttori di Bolivar, Angamarca e Cotopaxi) riservando i Fagioli Zampognari (di Ischia) a un’altra occasione e li ho mangiati, perchè fossero leggeri, in insalata e tra gli snack salati i Pomodorini di Pachino secchi proposti da “Il Rametto delle Olive” di Alberto e Vittoria Di Napoli (via del Bosco, 49 Palermo) acquistati all’Enoteca, Gastroonmia e Ristorante Pizzo&Pizzo (Via XII Gennaio).
Per finire: la crema di Marroni biologici di Roccamonfina de La Palombara (Via Primo Novembre, 149 Conca della Campania), un prodotto che è tutto quello che una crema di marroni sognavo che fosse: non troppo omogenea (ci sono dei pezzetti irregolari di castagna) e non troppo dolce. Il colore e il sapore ti conquistano. Semplicemente divina. Ho chiuso il vasetto perchè dovevo.
Questi i miei spuntini golosi.