Ieri sera mentre ero in cammino per raggiungere l’Enoteca Il Torchio di Mezzano, a Caserta, (sottolineo, tra l’altro, che in un Sud nel quale le insegne e i cartelli stradali abbondano dove non servono l’Enoteca dei Giannini è perfino perfettamente indicata lungo il percorso) pensavo a che idea balorda fosse stata fissare una degustazione importante come quella nella notte di inaugurazione del mondiale di calcio.
Mi consolavo pensando che non l’avevo scelta io la data, per una volta, ma che quelli che di calcio ne capiscono avevano evidentemente fatto delle valutazioni diverse, sebbene per me non condivisibili. Del resto se non fosse che tutti gli uomini della comunicazione, me inclusa, prima di fissare un evento guardano il calendario, io non avrei neanche saputo che un evento di calcio di livello planetario si stava per svolgere. Il calcio è tra miei pochi non interessi. “Non devo essere l’unica”, però, mi sono detta, dopo che ho visto l’Enoteca piena di gente.
Riflettevo così sul calcio e sui suoi appassionati. Credo che l’ultima formazione di calciatori della quale ricordo i componenti risalga all’Italia di Cabrini. Come tutte le ragazzine del tempo ne ero innamorata. Credo sia rimasto tra i più belli di tutti i tempi. Un pò come Sean Connery per il cinema.
Ogni tanto divideva il mio cuore con Lothar Mattheus, che a dispetto del nome (direbbe un napoletano), anche lui aveva il suo fascino. Oltre ai capelli biondi dei quali ho sempre subito il fascino.
Di lì in poi, credo di ricordare alcuni dei giocatori del Napoli di Maradona. Alla vittoria dello scudetto fui anche io rapita da un moto di orgoglio ed eccitazione e girai 24 ore in auto con una carovana di pazzi strombazzando. La città era impazzita di felicità. Dopo quella volta, o due (ho ricordi vaghi, ma sembra che il Napoli abbia vinto due scudetti) la città è rimasta semplicemente folle e per niente allegra. Ci riflettevo qualche settimana fa con la vittoria dell’Inter (credo lo scudetto, giusto?): anche il professionista più abbottonato getta via ogni parvenza di serietà di fronte alla vittoria della squadra del cuore. Mi sento limitata in questo: io sempre cosi’ equilibrata.
Mi incanta la passione degli uomini, tanto “tenera” (che cattiva) per il calcio e la frase “siamo un popolo di commissari tecnici”. Mi piace sentire alla radio gli interventi di alcuni di loro a commento della moviola (esiste ancora?), come scendono in dettagli nelle loro analisi e si accendono come se fosse davvero cosa loro. Si pagano milioni di euro a un ct e poi basterebbe prendere un telespettatore qualunque e far meglio. Quello che è certo è che i calciatori non sono più quelli di una volta. Ho visto di recente delle immagini di repertorio dei mondiali vinti nel … (non so), quando Dino Zoff (per me i grandi portieri si sono esauriti con lui per il solo fatto che non ne conosco nemmeno uno) alza la gran coppa: erano tutti emaciati e longilinei. Adesso, mi raccontano i miei amici appassionati, tutto è più di velocità e potenza e si vede. I calciatori sono più robusti e muscolosi. Questo mi ha fatto venire in mente che con il vino, invece, sta andando esattamente all’opposto. Si cerca di togliere e non mettere. Mi scopro essere ritornata all’argomento principe: il vino , i prodotti e la terra. Deve essere anche questa una fissa da parte mia, “tenera” pure lei. Eppure altrettanto insopportabile per chi mi ascolta. Ma vediamo come è andata, poi, ieri.
Il sito di Luciano Pignataro dedica un articolo alla iniziativa e lo ringrazio.
Nella serata di apertura del mondiale 2010, dopo una lenta partita tra i padroni di casa del Sudafrica e il Messico, mentre va avanti liincontro tra Uruguay e Francia, all’Enoteca il Torchio, ieri, più di un centinaio di persone hanno trovato una valida alternativa a quello che sarà il tormentone delle prossime settimane, e che terrà a casa milioni di italiani: brindare e degustare prodotti dell’alto casertano attraverso un’avventura papillosa nel segno della qualità e della capacità di un territorio di far squadra. protagonisti il Gallicius 09, il Fiorflores 09, il Sabus 09 e il Gladius 06 della tenuta Spada abbinati con un ragionamento fatto in un pomeriggio di shopping al centro di Napoli con il sommelier Salvatore Landolfo a lardo di Nero casertano Esperia, la mozzarella e la ricotta Bellopede, caprini e pecorino di Optimum Sancti Petri, e, infine, il cioccolato di Nudo Napoletano. Vai a leggere tutto.
Ogni tappa del percorso è stata sottolineata da Ernesto Spada, titolare con il fratello della azienda nata nel 1973; dal responsabile della cantina, l’enologo Luca Paparelli e dagli interventi di Monica Piscitelli, giornalista ideatrice della serata, con i sommelier Salvatore Landolfo e Sandro Schiavone, e i fratelli Giannini, titolari, con il padre, da trent’anni dell’Enoteca. a puntino l’organizzazione della serata a cura della famiglia Giannini e di Pierluigi Palumbo.