Che se ne parli male o bene, bisogna dar atto, ormai, a Facebook di aver rivoluzionato il modo di comunicare tra persone e quello di farlo tramite la rete. Per due buone ragioni: uno, perchè ha riunito e superato di gran lunga le potenzialità dei Messanger e degli Skype di turno, ma anche della stessa posta elettronica; due, perchè ha tributato il definitivo trionfo del web come canale di scambio di informazioni e messaggi. Il tutto a costo zero. Non si discute piu’ dell’invio di lettere e fax. Anche i piu’ nostalgici hanno ormai rinunciato a mettere in piedi una loro difesa, di qualche tipo, di questi mezzi. Ogni timido tentativo di incantare l’interlocutore evocando il fascino frusciante della carta e le atmosfere rarefatte della missiva depositata di buon mattino nella cassetta della posta, fallisce sotto i colpi di sorrisi di compatimento e di scrollate di spalle. Per non parlare degli amabili assertori della “libertà di non avere il cellulare”.
Monicotterando – Riflessioni sul vino nel web, tra Facebook e l’etichetta
Un mio recente viaggio negli States mi suggerisce che la strada è segnata e l’Italia la seguirà. Con la sola differenza che la transizione sarà molto piu’ gravosa per lei, dovendo rendere compatibili la sciatteria della comunicazione moderna con una società che, di base, di una maniacale e troppo radicata cura del dettaglio e di certe, talvolta anacronistiche, regole di buon gusto.
L’informazione viaggia sul web con la stessa dignità della carta stampata. Anzi, è in dubbio da tempo, la stessa ragion d’essere di quest’ultima. Sull’argomento il confronto è serrato ed è certo che, senza una profonda revisione del modo di fare informazione sui giornali, la loro attuale ibrida identità non potrà che portarli a un inesorabile declino.
Anche volendo tornare indietro, non c’è piu’ il tempo.
Ecco la parola chiave: tempo! Di fronte a ritmi sempre piu’ serrati, all’allungarsi della lista di cose da scrivere, dire, condividere, tutti ricorrono con gratitudine ad ogni rimedio possibile alla fretta e alla necessità di evadere moli crescenti di lavoro. Pensare di fermare tutto cio’ è quasi impensabile, richiederebbe un accordo simultaneo di tutti a tutti le latitudini. Una tregua totale nella guerra delle informazioni che viaggiano su dardi digitali.
Non sarei una blogger se, non amassi il web e non sarei anche una giornalista se non amassi la parola e la scrittura. Le due cose le vedo compatibili, a patto di scrivere anche con la tastiera secondo i sacri crismi della espressione scritta, adeguandosi alle regole della scrittura per il web che esige brevità e ipertestualità. Elisabetta Tosi di Vinopigro, su Tigulliovino, rilancia in queste ore il Manifesto del giornalismo ai tempi di Internet. 17 tesi tradotte in italiano e pubblicate da Infocity (qui). Le condivido per la gran parte.
Venendo poi al vino. Mentre alcuni produttori ancora discutono se “farsi il sito”, se indicarne l’indirizzo sulle loro etichette, crescono le aziende che dei siti web 2.0 hanno fatto un cavallo di battaglia, come Arnaldo Caprai (qui). All’avanguardia, decisamente.
L’importanza del web per le aziende del vino è ben sottolineata dalla cura con la quale Winenews valuta i siti migliori ogni anno (qui). Se solo si leggessero con attenzione le riflessioni e le critiche che ne emergono, si potrebbe ottimizzare al meglio l’investimento per la realizzazione di un sito web. E far meno lacrime da coccodrillo quando si finisce preda di grafici super creativi o informatici essenzialisti.
La situazione è ben fotografata dal titolo dell’articolo con il quale Winenews, uno dei portali di informazione piu’ completi del settore, lancia la classifica: “Il vino italiano non avanza sul web”.
Siti istituzionali a parte, delle Strade, delle Associazioni e degli enti deputati alla promozione, ci sono, poi, i siti dove il vino si vende. Sono molti e non sempre propongono una selezione che abbia una qualche ampiezza e profondità. Mi sembra interessante segnalare, a riguardo, una novità che apprendo dal web, appunto. Viniamo.it, un nuovissimo sito di e-commerce enologico che si propone di tradurre in maniera efficace e con una grafica inedita le numerose funzionalità che il web 2.0 può offrire oggi. Una volta (leggo) selezionato un vino, offre la possibilità di visionare in anteprima la bottiglia fronte e retro, ruotandola con un click del mouse leggerne le caratteristiche tecniche, il commento relativo nonchè un consiglio di abbinamento cibo-vino da parte del sommelier. Ottimo! Si impone allora la necessità che le etichette “parlino”, che siano chiare, informative e leggibili. Se possibile, belle. Gironzolando un pò nel web noto, poi, che Viniamo.it è, in queste ore, impegnato in una campagna di web marketing sui migliori siti di settore per farsi conoscere. Altro argomento interessante. Si perchè, il sito oltre a volerlo, farlo, e poi aggiornarlo, bisogna che venga lanciato adeguatamente e, infine, che sia trovato facilmente con pochi click. Magari piazzandolo tra i primi nei motori di ricerca.