Cavolo, mela marcia, peperone verde, muffa, terra bagnata e così via. Tutti questi, e molti altri ancora, sono nel vino, così come i fiori, i frutti e gli altri gradevoli profumi.
Quello che resta un mistero, e fa sorridere gli scettici, è come ci siano finiti, nel vino, le more, le prugne e il geranio. Ad esempio.
In realtà, spiegano gli esperti, non si tratta che di sostanze chimiche che si formano nel corso del lungo processo che porta l’uva dalla vigna al bicchiere. Ognuna di queste sostanze, insomma, corrisponde a una molecola, con tanto di nome scientifico. Vale per i profumi, come per le puzze.Di tutto questo si è parlato all’hotel Crown Plaza di Castellammare durante la prima edizione del “Corso per il riconoscimento dei difetti sensoriali del vino” promosso da Vinidea in collaborazione con Intellioenò, istituzioni si avvalgono in Campania, e per il Sud Italia, della collaborazione dell’enologo Vincenzo Mercurio.
In realtà, spiegano gli esperti, non si tratta che di sostanze chimiche che si formano nel corso del lungo processo che porta l’uva dalla vigna al bicchiere. Ognuna di queste sostanze, insomma, corrisponde a una molecola, con tanto di nome scientifico. Vale per i profumi, come per le puzze.Di tutto questo si è parlato all’hotel Crown Plaza di Castellammare durante la prima edizione del “Corso per il riconoscimento dei difetti sensoriali del vino” promosso da Vinidea in collaborazione con Intellioenò, istituzioni si avvalgono in Campania, e per il Sud Italia, della collaborazione dell’enologo Vincenzo Mercurio.
Alla fine di 6 ore intese di lavoro, tramite ripetute prove e verifiche, la classe riesce, alla fine, ad individuare la presenza o meno del difetto, e a dargli un nome. Racconto i dettagli sul sito di Luciano Pignataro (vai).