Non è possibile non appassionarsi alla storia del Falerno. Sono troppe le suggestioni e le ragioni, profondamente radicate alla storia non solo regionale, che spingono a volerne sapere di più a riguardo, per un addetto al settore, ma anche per un appassionato. Reduce da un interessantissimo seminario promosso da Agrisviluppo e moderato da Luciano Pignataro, ho provato a raccontare sul sito di quest’ultimo (vai) i tanti spunti di riflessione che stamani ho ricevuto. Ha concluso l’incontro, una degustazione di Falerno, incentrata sui 2006, di tutte le aziende al momento impegnate nella sua produzione. Sono 21. La verità è che il Falerno è la prima denominazione di origine dell’Umanità, un capolavoro del terroir, per dirlo alla francese, associato all’Ager Falernus (oggi il triangolo tra Carinola, Capua e Mondragone e connotato dal Monte Massico) ma troppo pochi lo sanno. Se cosi’ non fosse avrebbe già sbaragliato la concorrenza internazionale con il suo fascino e anche con l’ottimo livello qualitativo con cui è proposto dai produttori. Insomma il Falerno è come Pompei: un testimone della storia mondiale che non è possibile ignorare.