Django e Lincoln.
La schiavitù, la lotta per la libertà e l’abolizionismo. Ce n’è di sangue e dolore negli ultimi due film di Tarantino e Spielberg.
E’ sorprendente la contemporaneità nella uscita di questi due colossal che stanno facendo impazzire i botteghini, entrambi su una delle più grandi tragedie della nostra storia umana.
Django, dal nome dello schiavo che diventa cacciatore di taglie, è tutto il contrario del mentecatto che le teorie razziste del tempo dipingevano essere i neri. Veloce, di cervello e di pistola. Superiormente dotato di sensibilità e fiuto per gli affari.
Lincoln il presidente degli Stati Uniti d’America. Si sobbarca la realizzazione del sogno di milioni di persone: essere neri e liberi. Un sogno e la fine di un incubo, dove dire incubo è perfino eufemismo. Una delle molte pagine indegne di essere parte del libro della storia della nostra umanità.
Originale, ironico, mozzafiato, Django. Classico, emozionate e lento, Lincoln. Ma non hanno la stessa stoffa.
Mentre il primo, piaccia o non piaccia, a mio giudizio lo troveremo appuntato negli annali del cinema, il secondo solo nei libri di storia.
La differenza è quella che passa tra un gran film e un gran personaggio. Spielberg è riuscito a conservare intatto il fascino di un uomo che ha cambiato il destino del mondo. Se non altro. Ma non va oltre raccontarlo bene e se ha successo è perchè il personaggio è esso stesso il film.
A ben pensarci anche noi siamo o un film o un personaggio. Grandi e piccoli. Anzi alcuni di noi sono una storiella, un film raccontato da altri o che ci giriamo da soli. Ben congegnato, ma solo un film. E se siamo un film cattivo addirittura abbiamo rubato il tempo degli altri perché ci “guardassero”. O, peggio, subissero. Cosa diversa è essere un personaggio, uno come Lincoln. Uno giusto, un individuo che ha realizzato, o sognato, qualcosa. Per piccolo che sia. E non solo per sè. E voi vi sentite più film o personaggio?