Enologa e vigneron, Elena Fucci a Barile, dopo gli studi di enologia a Pisa, dal 2004, guida con polso sicuro la sua piccola azienda. I terreni sono quelli acquistati nel 1971 dal nonno parteno, Generoso, che per molti anni vi aveva lavorato come operaio. L’azienda, prima dedita alla produzione e alla vendita di uva e all’autoconsumo, nasce nel 2000. Sono a Barile in giro per aziende ed ho il piacere di vederla la bella vigna dei Fucci, meticolosamente curata. Da queste uve nasce l’unico vino aziendale: Il Titolo. In anteprima ne degusto la 2008.
L’annata è stata caratterizzata da rese basse dovute ad una certa scarsità di piogge che ha tenuto gli acini sani ma leggermente piu’ piccoli, ma da elevata qualità.
Il vino è rubino con riflessi violacei, dalla trama fitta e concentrato. Ha un naso complesso che invita a indagare con pazienza. Si caratterizza per un tappeto di frutti neri e minerali, con alcuni stuzzicanti note di rabarbaro, carrubo e iodio in bella evidenza. Tenendolo nel bicchiere emerge, poi, una nota di fiori appassiti e foglie secche. In bocca entra fresco e mostra una bella progressione. Deciso si fa largo in bocca svelando la sua personalità. E’ eminentemente sapido. Tornano al retro olfatto le note speziate, pepe nero soprattutto. La chiusura e asciutta e pulita con un lievissimo residuo tannico. Un vino sontuoso senza nessuna concessione alla banalità. Racconto di tutto questo sul sito di Luciano Pignataro (vai).
Il vino è rubino con riflessi violacei, dalla trama fitta e concentrato. Ha un naso complesso che invita a indagare con pazienza. Si caratterizza per un tappeto di frutti neri e minerali, con alcuni stuzzicanti note di rabarbaro, carrubo e iodio in bella evidenza. Tenendolo nel bicchiere emerge, poi, una nota di fiori appassiti e foglie secche. In bocca entra fresco e mostra una bella progressione. Deciso si fa largo in bocca svelando la sua personalità. E’ eminentemente sapido. Tornano al retro olfatto le note speziate, pepe nero soprattutto. La chiusura e asciutta e pulita con un lievissimo residuo tannico. Un vino sontuoso senza nessuna concessione alla banalità. Racconto di tutto questo sul sito di Luciano Pignataro (vai).