Lo chiamerei “il piacere di essere cieca”, se non fosse irriguardoso per chi vive al buio. “The pleasure to be blind” è forse meno crudo. Ma è così. Ci ho riflettuto in questi giorni di lavori a Paestum presso il Savoy Beach, che anche quest’anno mi hanno vista parte di quell’armata professionale e scansonata insieme di degustatori che il giornalista Luciano PIgnataro, neo Premio Veronelli, ha selezionato per la conduzione delle due sessioni di lavori di selezioni dei vini candidati alle finali dell’edizione 2009 della Guida dei Vini Buoni d’Italia del TCI.
Molto lavoro e molta gioia.
Cosa può volere di più un amante del vino, un professionista della cronaca enoica, un sommelier, un degustatore: il ben di Dio della produzione vitivinicola del Sud Italia, una parte di essa, per l’esattezza, quella di Basilicata, Campania e Calabria, servita in batterie da sei, per tre, quattro giorni di lavori?
E soprattutto: rigorosamente coperte!
Perfette le condizioni operative garantite dal sempre eccellente lavoro organizzativo di Diodato Buonora, delegato dell’Amira di Paestum e dei suoi collaboratori: una sala luminosa, una giusta temperatura, un servizio alla giusta velocità che consente di degustare con calma, di discutere, di provare e riprovare fino a che non si è giunti ad un responso. Un gruppo fantastico di professionisti. Alcune preliminari raccomandazioni e indicazioni di Luciano Pignataro, che continuamente verifica l’andamento delle degustazioni e il gradimento dei campioni presso le commissioni. Assaggia, analizza, commenta e annota.
A noi solo il compito-piacere di sentir parlare i vini con orecchie, naso, bocca e stomaco.
Un’ubriacatura di eccellenza che merita una scrupolosa attenzione e analisi e l’assoluta imparzialità. E’ questa, pensavo, la parte più bella, più inebriante: coperte queste bottiglie sono tutte figlie solo di Dioniso e di Demetra. Di nessun altro.
Non so immaginare come ci si possa, viceversa, privare del piacere di spogliarle poco a poco, di scoprirne le potenzialità, le modalità di espressione, il futuro.
Senza avere la minima idea, fino alla fine, di chi possa esserne la loro mano creativa, ci si sente (questa la sensazione) liberi di spingere “a manetta” i sensi, di godersi fino in fondo il piacere della degustazione. Una sfida contro se stessi, mediata solo dagli esiti delle sfide che, a loro volta, conducono i nostri compagni di lavoro. Ma quello, l’accordo, (è quasi matematico, ormai l’ho verificato.) c’è sempre.
Se un vino è eccellente, se risponde a determinati parametri, non si sbaglia mai. Diciamo quasi. Per scaramanzia.
Non credo che mai lo verifichero’ , eppure posso immaginare che il piacere di un blind tasting di questo genere possa essere paragonabile a quello che provano molti nel lanciarsi bendati nel vuoto da un ponte con una molla ai piedi. Del resto: non è bendato Amore? E non lo è Fortuna?
A conclusione della degustazione, poi, la verifica, la rivelazione della identità delle bottiglie. Conferme, molte. Piacevoli scoperte. Ma, soprattutto: tanta soddisfazione.
Sette commissioni, 21 degustatori, 900 etichette, tre giorni di selezioni più uno per la semifinale: sono i numeri della guida curata da Mario Busso e Luigi Cremona. Quest’anno la selezione è stata più crudele per la Campania: delle 58 bottiglie che avevano superato la soglia degli 85/100 una seconda degustazione svoltasi mercoledì 2 luglio ne ha confermate in finale 24. Si batteranno per avere la corona alla finale del Centro-sud di Caserta. Leggi tutto sul sito del giornalista Luciano Pignataro (vai).