Ciro Tutino foto monicapiscitelli diritti riservati |
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A Napoli, tra Piazza Mercato e Porta Nolana, si sviluppa uno dei mercati più folcloristici della città la cui vivacità è stata solo in tempi recenti fiaccata dall’inasprirsi dei controlli dell’amministrazione comunale in fatto di occupazione del suolo e di igiene. Il mercato Sopramuro – semplicemente identificato come “ncoppe ‘e mura” – è tutt’altro che un ameno mercatino rionale dedicato a pesce e frutta. E’ una delle poche tracce di una Napoli borderline che propone immutata l’atmosfera di alcune centinaia di anni fa, quando (era la fine del Trecento) il Mercato venne trasferito da Carlo I vicino al porto e la parte sud-orientale della città divenne una zona pullulante di traffici commerciali ma anche estremamente degradata e dedita al malaffare.Per chi ama le forti sensazioni è assolutamente un luogo da non perdere, un’esperienza che ti proietta dritto dritto in un suq. Del resto, “Campo del Moricino” era il nome che in passato identificava la Piazza Mercato che, sin dall’antichità, era frequentata da trafficanti di ogni nazionalità e religione e in particolare orientali, chiamati genericamente, appunto, “Mori”.
Se il quadro di insieme è questo ed è estremamente pittoresco, i dettagli risultano addirittura scurrili.
L’aspetto attuale di Porta Nolana testimonia in maniera estrema il succedersi dei secoli; con lo sfrontato sovrapporsi sulla cinta muraria greca della porta aragonese in tufo e piperno e, su questa, di un’abitazione con tanto di infissi di alluminio anodizzato.Da sempre, tra questi vicoli, i napoletani hanno acquistato il pesce, facendone, durante le feste, un incredibile e spontaneo momento di aggregazione collettiva sul cui sfondo si muovono gli enormi banchi pieni di frutti di mare, crostacei e pesci di ogni genere e grado. Qua e là, poi, siparietti di fruttivendoli urlanti o di capitoni in fuga tra i basoli di pietra vesuviana.In mezzo a questo teatro, dal 1960, i Tutino propongono la loro pizza a Libretto, al piatto e un incredibile caleidoscopio di fritti fatti a regola d‘arte. La famiglia è tutt’uno con questo angolo di Napoli anche se ha allargato alcuni anni or sono il business aprendo a San Giorgio a Cremano (Napoli) una seconda Pizzeria: Galante.
Ciro Tutino – pizzaiolo navigato e schivo – suo fratello Giuseppe, insieme ai loro figli Lino, Michele e Sandro, oltre una serie di giovani della famiglia, sono eredi di una tradizione trasmessagli dal padre Michele e ancor prima dal nonno Giuseppe. Quest’ultimo, racconta Ciro, aveva iniziato vendendo per strada le pizze che la madre Nunzia, appartenente alla famiglia dei pizzaioli Marigliano, faceva “ogge a otto” ovvero con quel sistema di credito per il quale la famiglia poteva intanto sfamarsi e pagare la settimana successiva.Lo stile di lavoro dei Tutino, nell’ ampio locale su due livelli che è dotato di tre forni, punta all’essenziale: pizza a Libretto, crocchè, arancini, frittatine, pizza fritta e una bibita sono distribuiti agli avventori del mercato dalla vetrina messa in strada, mentre la pizza, tradizionale e senza fronzoli, “fine di pasta”, arriva a tavola a prezzi davvero competitivi. D’estate, quando la gran parte dei napoletani è in ferie, gli affezionati di Tutino – e sono tanti – si ritrovano di fronte alla verde insegna neon.
Una menzione speciale, questo locale, la merita la pizza a Libretto. A differenza di molte pizzerie che, in fondo, lesinano sugli ingredienti, qui, questo gran classico dello street food partenopeo, è una cosa serissima: grande, saporita e sempre appena fatta.Per quel che mi riguarda la migliore della città.
La tradizione, difatti, vuole che al viandante, che la mangia all’impiedi, si dia un prodotto che nel suo genere è di serie A essendo il risparmio nell’assenza del servizio.
A Natale – con + 10 o con – 1 ° C – la fila nel cuore della notte per mangiarla e tutta l’animazione intorno – tra la musica, le lampare dei pescivendoli e le lucette lampeggianti -fanno di questa pizza fumante un viaggio incantevole e saporoso nella Napoli in via di estinzione.
Pizza (Margherita) e birra 7 euro, incluso servizio.
Se il quadro di insieme è questo ed è estremamente pittoresco, i dettagli risultano addirittura scurrili.
L’aspetto attuale di Porta Nolana testimonia in maniera estrema il succedersi dei secoli; con lo sfrontato sovrapporsi sulla cinta muraria greca della porta aragonese in tufo e piperno e, su questa, di un’abitazione con tanto di infissi di alluminio anodizzato.Da sempre, tra questi vicoli, i napoletani hanno acquistato il pesce, facendone, durante le feste, un incredibile e spontaneo momento di aggregazione collettiva sul cui sfondo si muovono gli enormi banchi pieni di frutti di mare, crostacei e pesci di ogni genere e grado. Qua e là, poi, siparietti di fruttivendoli urlanti o di capitoni in fuga tra i basoli di pietra vesuviana.In mezzo a questo teatro, dal 1960, i Tutino propongono la loro pizza a Libretto, al piatto e un incredibile caleidoscopio di fritti fatti a regola d‘arte. La famiglia è tutt’uno con questo angolo di Napoli anche se ha allargato alcuni anni or sono il business aprendo a San Giorgio a Cremano (Napoli) una seconda Pizzeria: Galante.
Ciro Tutino – pizzaiolo navigato e schivo – suo fratello Giuseppe, insieme ai loro figli Lino, Michele e Sandro, oltre una serie di giovani della famiglia, sono eredi di una tradizione trasmessagli dal padre Michele e ancor prima dal nonno Giuseppe. Quest’ultimo, racconta Ciro, aveva iniziato vendendo per strada le pizze che la madre Nunzia, appartenente alla famiglia dei pizzaioli Marigliano, faceva “ogge a otto” ovvero con quel sistema di credito per il quale la famiglia poteva intanto sfamarsi e pagare la settimana successiva.Lo stile di lavoro dei Tutino, nell’ ampio locale su due livelli che è dotato di tre forni, punta all’essenziale: pizza a Libretto, crocchè, arancini, frittatine, pizza fritta e una bibita sono distribuiti agli avventori del mercato dalla vetrina messa in strada, mentre la pizza, tradizionale e senza fronzoli, “fine di pasta”, arriva a tavola a prezzi davvero competitivi. D’estate, quando la gran parte dei napoletani è in ferie, gli affezionati di Tutino – e sono tanti – si ritrovano di fronte alla verde insegna neon.
Una menzione speciale, questo locale, la merita la pizza a Libretto. A differenza di molte pizzerie che, in fondo, lesinano sugli ingredienti, qui, questo gran classico dello street food partenopeo, è una cosa serissima: grande, saporita e sempre appena fatta.Per quel che mi riguarda la migliore della città.
La tradizione, difatti, vuole che al viandante, che la mangia all’impiedi, si dia un prodotto che nel suo genere è di serie A essendo il risparmio nell’assenza del servizio.
A Natale – con + 10 o con – 1 ° C – la fila nel cuore della notte per mangiarla e tutta l’animazione intorno – tra la musica, le lampare dei pescivendoli e le lucette lampeggianti -fanno di questa pizza fumante un viaggio incantevole e saporoso nella Napoli in via di estinzione.
Pizza (Margherita) e birra 7 euro, incluso servizio.