La storia della pizza, nata nei decenni intorno al 1750, in pratica, con l’uso del pomodoro in cucina, iniziato solo alla fine dei Seicento, si intreccia con quello della città. Di quest’ultima condivide gioie e dolori: i sommovimenti della rivoluzione partenopea del 1799, le ondate periodiche di colera, il Regno Borbonico, l’Unità d’Italia e il Risanamento che cambiò volto alla città e che determinò la fine di molti esercizi. Tutto questo descrive descrive Antonio Mattozzi, membro della dinastia che ha Napoli conta 160 anni di storia e cinque locali, nel libro edito da Slow Food editore. Molti gli aneddoti storici e altrettanti le leggende sfatate. Tra le altre, quella che la famosa pizza pomodoro, mozzarella e basilico, oggi nota come Margherita, sia nata solo nel 1889 ad opera di Raffaele Esposito, sposo di Maria Giovanna Brandi. A lui, invece, da imprenditore illuminato e con il senso del marketing, il merito di aver averle dato il nome e di averla offerta alla Regina D’Italia. Questi e altri fatti racconta Mattozzi. La recensione del libro che ho finito di leggere ieri pomeriggio per l’occasione, sul sito di Luciano Pignataro (vai).
Monicotterate- La storia della pizza tra Sette e Ottocento di Antonio Mattozzi
Foto (Monica PIscitelli): l’autore con Ugo Gregoretti, regista e sceneggiatore citato nel libro per un simpatico episodio, alla presentazione del libro alla Biblioteca Nazionale