Catturare l’anima a una muffa e metterla in bottiglia. Sul grandioso esempio dei grandi Sauternes francesi da circa 25 anni, in Italia, ci prova, annata dopo annata, Antinori con il suo Castello della Sala. Di tutto questo si è parlato nel corso del primo degli eventi Slow Food Campania dedicati al vino all’Hotel Romeo lo scorso 29 aprile alla presenza del sommelier Angelo Di Costanzo, della governatrice Slow Food Rita Abbagnale, del giornalista coordinatore della Guida Slow Luciano Pignataro, dell’enologo Renzo Cotarella e del direttore commerciale di Antinori Leonardo Vallone. Racconto l’evento sul sito di Luciano Pignataro (vai). Qui di seguito gli appunti sulle sette annate e qui le immagini.
Si è avuta difficoltà nello sviluppo della muffa nobile. Un’annata che è stata grandiosa per i rossi, solare che ha avuto abbondanti piogge primaverili, un’estate calda e un bel settembre asciutto.
Una prova dell’equilibrio di questo vino dopo 22 anni. Al naso,come in bocca, una nota garbatamente agrumata, di agrumi canditi, conferisce freschezza a questo bicchiere che bilancia perfettamente dolcezza e acidità. La chiusura è quella ricercata: pulita, quasi lievemente amara.
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L’annata 1989
Una grande annata per la muffa nobile. Dopo una primavera fresca, i mesi estivi sono stati molto piovosi e non troppo caldi. Un vino che al naso mostra subito una nota di frutta marmellatosa e mielosa che sarà, quest’ultima, il tema anche in bocca. Sebbene trovi il suo equilibrio tra acidità e freschezza, mostra la dolcezza maggiore, nell’ambito dei campioni, e chiude abbastanza dolce.
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L’annata 1991
La prova che le annate sfortunate, con i bianchi, seppur dolci, riservano delle sorprese. Considerata un’annata sottile, ha consentito un discreto sviluppo della muffa nobile. L’andamento è stato di pioggia e freddo fino a primavera e di un’estate calda e asciutta.
La nota muffata in questo calice è decisamente evidente e assume, mentre respira nel bicchiere il liquido, note di fungo, se non di tartufo, in quanto associate a una sensazione “terragna”. Questa tornerà anche in bocca mescolandosi con delicatezza a quella di albicocca secca che era presenta anche al naso. Dolce, si, ma anche fresco. Chiude piacevolmente sapido. La mia preferita con la successiva.
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L’annata 1995
Anche questa annata sottile per la muffa nobile. L’andamento stagionale è stato particolarmente irregolare ma le uve sono arrivate ben mature, dopo un periodo molto soleggiato dopo settembre.
Una bella complessità per questo bicchiere nel quale la nota muffata, che era in notevole evidenza nella annata 1991, assume un tocco elegante, con qualche cenno mentolato e di idrocarburi. In bocca è davvero piena e perfettamente gradevole nel suo gioco dolce e acido con una speciale ampiezza di sensazioni, tra cui quelle di frutta a polpa gialla secca. Molto lungo.
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L’annata 1996
Una annata equilibrata questa, le condizioni alla vendemmia, grazie all’andamento stagionale erano ideali.
E’ il millesimo più piacevole, quello che mette un po’ d’accordo tutti. La nota muffata è lieve e elegante, mescolata a sensazioni di miele e fiori secchi. Non si discute sull’equilibrio e sulla bevibilità, sostenuta dal giusto apporto acido. Finisce pulito e abbastanza lungo.
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L’annata 2004
Una buona annata per la muffa nobile, con un autunno umido e nebbioso.
Da questo millesimo in poi, come immaginabile, iniziano a manifestarsi i caratteri di un vino da lungo invecchiamento nella sua fase più esuberante. Come una donna o un uomo: perfettamente gradevole e interessante anche ora (vale anche per il successivo millesimo), a questo 2004 mancano quelle rughe d’espressione che per certo, si sa, lo renderanno più affascinante. Al naso mostra alcune note fiorite e in particolare, a parte qualche nota mielosa, di camomilla. Una nota fresca, quasi agrumata, lo rende godibile. E’ equilibrato pur nella sua giovinezza.
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L’annata 2006
Un’annata non grandissima per la muffa nobile, come la 1991. Le condizioni di settembre e ottobre, con alternanza di sole e piogge, hanno consentito uno sviluppo graduale della muffa.
La 2006 è l’ultima annata in commercio della etichetta. La muffa si percepisce discreta. Ma ci sono anche i fiori secchi e l’albiccocca secca. C’è un buon equilibrio tra naso e bocca in questo bicchiere che, in bocca, è il più sbilanciato verso la dolcezza della batteria, insieme alla 1989. Ma senza incorrere nella stucchevolezza, si è detto.
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