Fa un pò valletta questa foto, ma per una volta uso una mia immagine per dire una cosa affacciandomi dalla finestra di questo blog. Per un terzo, in questo libro, l’ultimo lavoro di Luciano Pignataro, il Sud è rappresentato nella stessa proporzione del Nord e del Centro. Non è una cosa scontata. Un editore importante come Newton e Compton chiede a un giornalista campano di realizzare un lavoro e inverte la classica prospettiva che anche nel vino guarda Nord a Sud. Con tutte le conseguenze del caso.
Con convinzione ne ho acquistata una copia sebbene fossi io stessa a presentarlo ieri, perchè credo che sia una formula simpatica questa: una summa sintesi di etichette di tutto lo Stivale scelte per il loro vantaggioso rapporto prezzo qualità e perchè rappresentano un modo di fare vino un pò meno di massa. Ci sono diversi agricoltori puri tra queste pagine.
A loro va il nostro ringraziamento più sentito perchè nei loro racconti vediamo l’Italia che era e che continua a sopravvivere qua e là: pulita. Diciamo anche sana e giusta.
Tra qualche edificio sgretolato e qualcun altro neanche ultimato che mostra la sua anima di ferro che esce da una colata di cemento, nei Campi Flegrei; tra la giungla di seconde case dell’isola d’Ischia o aggrappata alla roccia dolomitica della Costiera Amalfitana dove spira quel vento che i navigatori della Repubblica chiamarono Tramontana, c’è gente che apre gli occhi al mattino e zappa, pota, innesta, raccoglie. Persone come Giuseppe Fortunato, gli Iacono-Verde-Regine e Alfonso Arpino, ieri sera presenti a La Feltrinelli.
A noi, che corriamo il rischio di non ricordare più da quali piante e da quali animali vengono le melanzane o i cosciotti che ci troviamo nel bancone del supermercato, costoro danno una grande lezione. Ci indicano un cammino alternativo alla strada di non ritorno che abbiamo imboccato. Yes, I believe it.
Foto: Giulia Cannada Bartoli