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Si è svolta ieri mattina a Napoli, alla Pizzeria Umberto dei fratelli Di Porzio, coordinata dalla Presidente dell’Arga Geppina Landolfo, la presentazione del Manifesto di Resistenza contadina con il quale Slow Food Campania vuol dare voce ai contadini oppressi dalle difficoltà di mercato, dalla burocratizzazione delle procedure, dall’avanzare dal cemento e della contaminazione, e dall’omologazione dei prodotti alimentari. Il documento, articolato in 5 punti, è stato illustrato al Presidente di Slow Food Campania Gaetano Pascale e letto pubblicamente da Antonio Puzzi, consigliere nazionale.
Il saluto di benvenuto del patron del locale Massimo Di Porzio è stato seguito dalla testimonianza di Vincenzo Egizio, agricoltore dell’agro acerrano nolano impegnato con la sua azienda, tra l’altro, nella coltivazione della Papaccella napoletana Presidio Slow Food. Egizio ha spiegato le difficoltà che i contadini incontrano nel far comprendere la differenza tra un prodotto coltivato badando alla sua sostenibilità ambientale e uno pilotato da una logica di basso basto costo, oltre che nella messa in commercio dei propri prodotti a fronte di una domanda dominata dai grandi gruppi o di consumatori avvezzi ormai ad acquistare prodotti dall’apparenza perfetta. Quale speranza hanno le belle albicocche del Vesuvio, piccole e a pasta gialla o le piccole e costolute Papaccelle, se la gente è abituata ad albicocche giganti e rossicce e a peperoni gonfi e lucenti? Senza parlare degli ibridi. Ha chiesto al pubblico l’agricoltore.
A fargli eco, gli interventi dei fiduciari delle condotte e dei partecipanti all’incontro. Lucio Napodano della Condotta di Avellino, ha lanciato l’invito a trasformare l’impegno ideologico e culturale in azione tesa a sostenere gli agricoltori nell’individuazione di canali di mercato sensibili al tipo di prodotto che propongono.
Nicola Sorbo, della Condotta Slow Food Volturno, invece, ha raccontato di tre casi di incombente minaccia al paesaggio nel territorio del medio Volturno per il quale è prevista a breve una movimentazione: l’azienda zootecnica dei Fratelli Iemma di Pastorano che si ritrova a combattere con un enorme impianto di smaltimento di rifiuti solidi urbani; l’azienda zootecnica San Simeone di Alife nei cui pressi sono stati acquistati grossi appezzamenti destinati ad alimentare una grossa operazione edilizia; e le acque e l’area incontaminata di Pietravairano che si troveranno a misurarsi con il più grande cementificio d’Europa, con 12 ciminiere e un’enorme cava che svuoterà la collina.
Nel suo intervento Gaetano Pascale ha spiegato, inoltre, che l’intento di Slow Food Campania non è di appropriarsi della primogenitura dell’idea di Resistenza contadina, che altri prima della Associazione hanno storicamente portato avanti, ma quella di ragionare con gli altri costruttivamente sull’argomento avendo come priorità il fatto che gli agricoltori possano continuare a coltivare le proprie terre con maggiore certezza e serenità del futuro.
In chiusura, l’intervento di Gianpaolo Necco, Consigliere nazionale Unaga: l’Arga Campania si occuperà di divulgare il Manifesto in tutte le Regioni dove figurano le Arga.