Tre enologi, tre aziende e meno di 10000 bottiglie. Il Tintore è tutto qui, ma è molto di più.
E’ questa la sensazione che emerge dalla serata promossa dalle delegazioni Ais della Costa d’Amalfi guidata da Antonio Amato e da quella di Napoli guidata da Tommaso Luongo, in collaborazione con LucianoPignataro Wineblog, che alle Cantine Astroni di Agnano (Napoli), martedì 3 novembre, hanno riunito un numeroso e variegato pubblico di estimatori.
Il Tintore Day, attraverso racconti e immagini, ha contribuito alla conoscenza di questo vitigno che ancora lotta per il suo riconoscimento ufficiale come varietà della Costa d’Amalfi e la cui storia e sopravvivenza per il futuro è legata indissolubilmente a quel luogo “tra i monti” Lattari nel quale le viti di Tintore, condotte con metodi tradizionali, hanno fusti grossi come tronchi d’albero che si allargano a raggiera offrendo un magico gioco di luci e ombre.
Cento o più primavere, contano queste piante che hanno trovato nell’impegno di Alfonso Arpino, Luigi Reale e Gaetano Bove, e in tre appassionati enologi come Fortunato Sebastiano, Carmine Valentino e Gerardo Vernazzaro, una prospettiva espressiva e qualitativa che non teme il confronto con vitigni a bacca rossa più noti e apprezzati.
Livelli di acidità spiccati, un profilo antocianica significativa, una struttura rilevante e una certa scontrosità, rievocano un riferimento impegnativo per questo “vitigno minore”: l’Aglianico, del quale potrebbe essere figlio secondo gli studi ampelografici. Con il Re dei vitigni a bacca rossa del Sud ha, di certo, in comune il fatto di provenire da un areale dove il freddo e l’escursione termica non si fanno desiderare e, si è detto, una certa attitudine all’invecchiamento. Sebbene si stia ancora lavorando per perfezionare i prodotti a base Tintore al 100%, attraverso il gioco delle più o meno lunghe macerazioni e delle ossigenazioni, come è stato raccontato nel corso della tavola rotonda moderata dal giornalista Luciano Pignataro, il Tintore ha già i connotati di un vitigno importante, che si esprime con eleganza e garbo pur essendo il figlio di una terra aspra e difficile come la Costiera amalfitana. Splendida architettura di Dio che si erge dal mare.
L’esame dei campioni in degustazione delle aziende Monte di Grazia, Tenuta San Francesco e Reale, le tre protagoniste della serata, hanno messo in evidenza, oltre alla comune radice espressiva varietale che pone in evidenza un frutto polposo e invitante, e una importante vivacità e tessitura del colore del vino, la possibilità di trovare percorsi interpretativi originali. Relativamente all’annata 2007, colpisce l’intensa florealità nel primo, la potenza e lunghezza del secondo e la profondità ed eleganza del terzo.
Se la stoffa di un vitigno si può misurare dalla capacità, seppure in una rosa tanto ristretta di etichette in purezza, di offrire tre espressioni tanto peculiari, e contemporaneamente, di grande qualità, il Tintore allora riserverà delle belle sorprese. Spetta anche agli Amici del Tintore, il gruppo nato su Facebook poche ore dopo l’incontro di Agnano, il compito di svelarle ai neofiti.
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