Emigrare è come morire. Così mi ha detto una donna originaria di Pomigliano d’Arco che ho incontrato lo scorso gelido inverno a Little Italy. Ora quasi sessantenne, Antonietta si è trasferita negli Stati Uniti quando aveva solo vent’anni, abbastanza grande per avere un ricordo preciso della sua terra.
Scrutandomi per mezz’ora con uno sguardo che andava lontano nel mio viso, mi ha chiesto con insistenza piccole banalità della vita quotidiana a Napoli e si è illuminata quando le ho detto che per ragioni di lavoro avevo conosciuto bene la sua città e tutto il nord-est del capoluogo campano.
Com’è ora? C’è ancora quella cosa, lì? E quell’altra, là? Sembrava affamata di dettagli, dei piccoli passaggi di una routine solo mia che per uno strano gioco sentiva pure sua.
Che strada fai la mattina per andare al tuo ufficio? E giù un sospiro là e un sorriso qua, mentre immaginava il mare di fronte al Maschio Angioino, le navi per le isole. Eh, Capri! Eh, Ischia! Procida, la piccolina! Tutti posti dove non è stata mai, ma che le provocano una struggente nostalgia che annega da quarant’anni nelle ragioni dell’opportunità.
Ho potuto rendermi conto che su alcune cose la memoria la ingannasse, che le strade erano aggrovigliate con i suoi ricordi di emigrante e i luoghi sovrapposti al piano della fantasia; ma ho preferito dirle che era tutto proprio come se lo ricordava lei. Come a dire che, in fondo, mentre lei era dall’altra parte dell’Oceano ad apprendere di nuovo a parlare e a giocare la sua partita per la sopravvivenza fuori casa, tutto quello che le era stato caro, e sul quale aveva pianto per anni, era rimasto uguale.
Non si era persa nulla durante il tempo passato nel suo negozietto umido di souvenir italiani di poco valore. Magliette, grembiuli, portachiavi, fasce per i capelli di spugna e calamite per il frigorifero, a forma di pizza made in China. I’m neapolitan, I love Italy: in tutte le usuali varianti di colore. Bianco, azzurro e tricolore.
Troverà tutto come l’ha lasciato.
Tornare? Antonietta guarda il figlio, laureato in Economia, che la aiuta nella gestione degli affari. E come faccio? Non se ne parla proprio, i figli sono nati là, come i nipoti.
Pomigliano d’Arco, quanto di più lontano a un sogno si possa immaginare, resta, per lei, tale. Prima dei saluti di congedo: e se uno torna, trova un lavoro? Sulla risposta c’è poco da giocare a nascondino come avevo fatto poco prima ribattendo alle notizie inquietanti riportate dai giornali circa una grave emergenza sicurezza a Napoli che soffoca i commercianti come lei. Prende il sopravvento il cieco orgoglio partenopeo di fronte alla conterranea sdradicata che non vuole sentire una verità che spezza il volo al suo sogno. No, non è così terribile. Tanto basta a rassicurarla: Antonietta è, per fortuna, americanizzata al punto giusto da non ricordare che detta da un napoletano, una valutazione del genere corrisponderebbe all’evacuazione su due piedi da Firenze in su.
Ma incoraggiarla a pensare ad un lavoro in patria, mi è parsa un’ autentica istigazione alla disoccupazione, allo sfacelo personale e familiare. Significherebbe morire la seconda volta.
La saluto turbata sentendola salpare dentro di me da una banchina, e prendere il mare aperto mentre si chiude la porta della sua bottega dietro di me e il campanello da gatto, che accompagna i clienti all’ingresso e all’uscita, tintinna insieme ai vetri.
Il trend dell’emigrazione italiana è in crescita e la Campania è la seconda regione di provenienza degli emigrati residenti all’estero, con un 10%.
A dirlo è la Fondazione Migrantes, autrice del ‘Rapporto italiani nel mondo 2007’ i cui dati sono stati presentati a Napoli in questi giorni.
Dei 3.568.532 cittadini italiani residenti all’estero, il 18% è costituito da minori, il 18% da ultra sessantacinquenni e il 52% celibi. Gli emigranti del nuovo Millennio sono soprattutto giovani con un titolo di studi medio alto: Si dirigono per il 58% in Europa, per il 37% in America, per il 3% in Oceania e per la restante parte in Asia e in Africa. Il 37% proviene dal sud Italia.
A Monica e alla sua famiglia