Quante volte abbiamo viaggiato guardando il panorama dal finestrino? O peggio: quante volte non lo abbiamo fatto?
Guardare da un’auto in corsa o da una bicicletta in movimento lento nella campagna, può solleticare i nostri sensi e anche farci venire qualche languorino, una gran voglia di un bicchiere di vino, ad esempio.
Immaginiamo il terreno sotto i nostri piedi come una grande torta a strati:il suolo che calpestiamo non è che la glassa, il rivestimento al cioccolato della nostra sacher, sotto, i terreni sciolti, più o meno morbidi aseconda della natura e, in fondo, la roccia madre la parte crisby, la leccornia finale, quella che imprime il carattere determinante al nostro dessert.
Mi è venuta in mente questa immagine rileggendo l’articolo di Franco de Luca, sommelier dell’Ais di Napoli, cui vi rimando, pubblicato sul sito della Delegazione Ais di Napoli (vai). Tutto questo è il terreno dal quale le piante di vite traggono il loro nutrimento, una mistura di ingredienti per uve gourmant che da essi traggono alcune importanti caratteristiche. De Luca analizza appunto la relazione tra le caratteristiche geologiche del suolo e il prodotto finale. Si può cercare di indovinare, guardando dal finestrino, che tipo di vino si produce nell’area che scorre sotto i nostri occhi. Pianura, collina e montagna. Vulcanico, calcareo e argilloso. E le migliaia di combinazioni possibili fra questi ed altri fattori.
Un altro modo di rileggere il territorio nel corso delle nostre escursioni e viaggi in giro per lo Stivale o per il Mondo.