Oggi ero in vena di ragionare ad alta voce. Lavoro in ristorazione e mi occupo di strategie. Ho scritto un paio di post e un po’ di persone hanno detto la loro. Il primo, che non mi pare che abbia che scoperto l’acqua calda: “2 metri di distanza. Guanti e mascherine gradite o obbligatorie. Alla riapertura sarà così. Ristoratori pronti?”. Alcuni son caduti dalle nuvole.
Ed un altro che poi ha raccolto le 10 richieste che avevo chiesto (perché che parlo a fare da sola?) nella quale parlavo di una idea geniale.
Bene. La situazione della ristorazione del dopo Corona virus, che dico del dopo lockdown, perché invece con il virus ci conviveremo a lungo, la immagino non semplice.
Cambieranno le abitudini della gente:
– Avrà poco denaro e non avrà una grande propensione a spenderlo.
– Vorrà evadere ma non è detto che lo faccia nei locali pubblici
– Sceglierà di fare più attività a casa, perché ha avviato questo processo in un tempo piuttosto lungo e ne avrà scoperto i vantaggi
– Non si sentirà a proprio agio al chiuso, servita con la mascherina e i guanti in lattice. Vorrà evadere da tutto questo.
E allora che si fa?
Cambierà il paradigma di ristorazione come lo conosciamo oggi:
– meno coperti, soprattutto al chiuso
– scontrino medio più basso
– tagli alle spese superflue, se così le vogliamo chiamare: hotellerie, cantina, consulenti di comunicazione
– meno personale di sala e più impiegato in servizi alternativi come assistenza e consegne
– più spese nella promozione, on line anche fai da te, per rintracciare un pubblico un po’ diverso
– qualche investimento di tempo e risorse per pensare a una cucina buonissima anche lontana dai luoghi di produzione. Sviluppo di soluzioni di packaging e delivery
– adattamento alle nuove esigenze della propria cucina. Perfino ideazione di pronto cuoci d’autore.
Andiamo incontro alla estate e così.. pensavo:
– meno penalizzati saranno i ristoratori con spazio (tanto) all’aperto. Vuol dire che la tendenza tutta estiva di mangiare fuori si accentuerà
– per chi ha solo le quattro mura: immaginare locali non locali il più ariosi possibili e che comunico freschezza e pulito. Sicuramente un suggerimento applicabile quelli a crearsi. Più vetro, più piante e aria condizionata a palla.
– Per quelli in servizio: evitare l’incontro ravvicinato tra cliente e operatori. Diffusione del servizio a buffet o al massimo a braccio. Perfino del self service con seduta libera (avete presente il campanellino che chiama quando è pronto?). Più personale al banco e allo sbarazzo, meno in giro per i tavoli.
E poi – eccola – una idea geniale per voi se possedete una proprietà ampia, semplice ma sufficientemente grande: DRIVE IN o una cosa del genere.
Nella calma della propria auto il cliente si sente protetto, sta con il suo nucleo familiare e gli altri sono fuori. Lui passa alla cassa e ritira il suo pasto, oppure lo consuma guardando uno spettacolo.
E direte Monica è impazzita!
Invece no, il mio invito è a soprattuto a rimescolare le carte.
Nel secondo caso andrebbe bene al cinema ma anche a chi prepara i pasti. Si potrebbe perfino ipotizzare un comarketing.
Presentata opportunamente una inversione pure a U- il vado in provincia, vado in campagna, apro il self service – non è poi in fondo svilente (a parte che in altri paesi alcune di queste forme sono super gettonate): abbiamo nella emergenza la autorizzazione a stravolgere le nostre solite idee e forme d’essere.
Il must è stringere i denti e sopravvivere per un pò. Nessuna soluzione che vi cosenta di arrivare all’anno nuovo sarà troppo disdicevole. Pure se avete fama di gran artigiano del gusto. Ne va della vostra vita!
Io ho un locale all’estero ma vi assicuro che in questo momento il mio pensiero , se fosse qui, sarebbe solo: dove portarlo. Fuori!
All’aria aperta, su una spiaggia, in un giardino. Perfino dentro a una roulotte o dentro a un truck.
Ma le quattro mura per un po’ non si tollereranno. Pensateci!