Beh raramente ci si diverte a leggere di vino. E’ una passione celebrale, quella del vino. Ma la notizia dei sentori più strani avvertiti dai degustatori è davvero golosa.
E un pò autorizza tutti a sbizzarrirsi nei riconoscimenti.
Fino a Pietra focaia, cuoio, punta di matita, sangue, pelliccia bagnata, peperone grigliato, a diritto nel lessico della critica, ci siamo. E anche con la cipria descritta da Luca Gardini in vecchie annate di Barolo di Serralunga.
Sulla colla “Vinavil, la Coccoina, un insieme di latte di cocco e di mandorla” di Paolo Baracchino, libero appassionato degustatore e assaggiatore del Grand Jury Européen, ci troviamo. L’odore “delle figurine Panini in un vino campano” secondo Eleonora Guerini, curatrice
della Guida Vini d’Italia del Gambero Rosso, va nella stessa direzione e fa riferimento a un ricordo personale.
Seguiamo anche Gigi Brozzoni, alla guida del Seminario Permanente Luigi Veronelli, se nel vino rosso, trova “aromi di iris, di giacinto, di fiori bulbosi, molto dolci e carezzevoli”. Ma una delle cose amo di più nei vini, è quando sento un po’ di tabacco o di cuoio: mi sento a
casa, tranquillo, rassicurato».
Ma le cose si complicano quando Baracchino aggiunge che qualche volta avverte “il profumo di sesso sfrenato”. Confessa: “l’ho sentito in uno Champagne, un Pinot Meunier in purezza!.
Partono i riconoscimenti più particolari.
Fabio Giavedoni, curatore di Slow Wine, racconta che un Verdicchio gli ha ricordato “l’odore che sentivo da ragazzino tra i giocatori di una squadra di calcio in cui militava mio zio, un odore fortissimo che mi piaceva tantissimo e non ho mai capito che cosa fosse”. E aggiunge: “era odore di canfora, utilizzando un prodotto per scaldare i muscoli”. Enzo Vizzari, direttore delle Guide de L’Espresso, definisce “perfido il sapore di troppi vini cosiddetti naturali”. E Franco Ricci, alla guida di Bibenda e della nuova Fondazione Italiana Sommelier, ricorda un fortissimo sentore di eucalipto. Il wine communicator Ian D’Agata (curatore di Vinitaly International Academy, iniziativa educativa rivolta agli operatori del settore all’estero) con un vino bianco di Puglia ha avuto la sensazione “di aver mangiato un piatto speziato”.
Il sentore «più pazzesco» per Luca Maroni, critico e autore dell’Annuario dei migliori Vini Italiani, fu “nell’Idem 1998 di Feudi di San Gregorio: il frutto ananasso”. La regina delle sommelier e volto noto del piccolo schermo Adua Villa che “una volta ha sentito un collega parlare di sentore di
carruba birmana” e paragona alcuni vini eclettici a David Bowie.
Infine Luca Martini, sommelier Ais-Associazione italiana sommelier e miglior sommelier al mondo in carica per la “World Wide Sommelier Association” parla di “idrocarburo in un Riesling (…) un sentore quasi di petrolio, di benzina, che identifica la territorialità».